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Spedito - 31/05/2008 : 10:24:45
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Massimo Ranieri - Vent'anni-
http://it.youtube.com/watch?v=ZETI1CMpfKY
La mia vita cominciò Come l'erba come il fiore E mia madre mi baciò Come fossi il primo amore Nasce così la vita mia Come comincia una poesia Io credo che lassù C'era un sorriso anche per me La stessa luce che Si accende quando nasce un re Una stella una chitarra Primo amore biondo è mio Con l'orgoglio dei vent'anni Piansi ma vi dissi addio E me ne andai verso il destino Con l'entusiasmo di un bambino Io credo che lassù C'era un sorriso anche per me La stessa luce che Si accende quando nasce un re Ma sono qui se tu mi vuoi Amore dei vent'anni miei Io credo che lassù Qualcuno aveva scritto già L'amore mio per te e tutto quello che sarà Io credo che lassù
_____________________ .....in medio stat virtus.....
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Spedito - 31/05/2008 : 18:44:09
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Bob Dylan - Masters of War Bob Dylan - Masters of War...Bob Dylan Masters of War
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Spedito - 31/05/2008 : 21:20:03
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Da "The dark side of the moon" dei Pink Floyd
TIME
Ticking away the moments that make up a dull day You fritter and waste the hours in an off hand way Kicking around on a piece of ground in your home town Waiting for someone or something to show you the way Tired of liyng in the sunshine staying home to watch the rain
You are youg and life is long and there is time to kill today And then one day you find ten years have got behind you No one told you when to run,you missed the starting gun
And you run and you run to catch up with the sun, but it's sinking And racing around to come up behind you again The sun is the same in the relative way,but you're older Shorter of breath and one day closer to death
Every year is getting shorter, never seem to find the time plans that either come to naught or half page of scribbled lines
hanging on in quite desperation is the english way The time is gone the song is over,thought i'd something more to say
TEMPO
Ticchettando via i momenti che riempiono un giorno noioso Sciupi e sprechi le ore in una strada fuori mano Gironzolando in un angolo della tua città Aspettando qualcuno o qualcosa che ti mostri la via Stanco di giacere nella luce del sole stando a casa a guardare la pioggia Tu sei giovane e la vita è lunga e c'è tempo da ammazzare oggi E poi un giorno trovi che hai 10 anni dietro di te Nessuno ti dice quando correre, hai mancato lo sparo iniziale
E tu corri e corri per raggiungere il sole, ma sta tramontando
E correndo intorno per spuntarti ancora alle spalle Il sole è relativamente lo stesso, ma sei più vecchio Col respiro più corto e un giorno più vicino alla morte
Ogni anno diventa più corto, nessuno sembra trovare il tempo Progetti che finiscono nel nulla o mezza pagina di righe scarabocchiate Sopravvivere in una quieta disperazione è il modo all'inglese Il tempo se n'è andato, la canzone è finita, pensavo di dover dire qualcosa di più.
Video: http://www.youtube.com/watch?v=ntm1YfehK7U
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Spedito - 07/06/2008 : 10:22:02
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Il tutto è falso (G.Gaber/S.Luporini - G.Gaber) Questo mondo corre come un aeroplano e mi appare più sfumato e più lontano. Per fermarlo tiro un sasso controvento ma è già qui che mi rimbalza pochi metri accanto. Questo è un mondo che ti logora di dentro ma non vedo come fare ad essere contro. Non mi arrendo ma per essere sincero io non trovo proprio niente che assomigli al vero. Il tutto è falso il falso è tutto. Il tutto è falso il falso è tutto. E allora siamo un po' preoccupati per i nostri figli ci spaventano i loro silenzi i nostri sbagli. L'importante è insegnare quei valori che sembrano perduti con il rischio di creare nuovi disperati. Il tutto è falso il falso è tutto. Non a caso la nostra coscienza ci sembra inadeguata quest'assalto di tecnologia ci ha sconvolto la vita. Forse un uomo che allena la mente sarebbe già pronto ma a guardarlo di dentro è rimasto all'ottocento. Il tutto è falso il falso è tutto. Io che non riesco più a giudicare non so neanche che cosa dire della mia solitudine. Guardo con il mio telecomando e mi trovo in mezzo al mondo e alla sua ambiguità. C'è qualcuno che pensa di affrontare qualsiasi male con la forza innovatrice di uno Stato liberale. Che il mercato risolva da solo tutte le miserie e che le multinazionali siano necessarie. Il tutto è falso il falso è tutto. Ma noi siamo talmente toccati da chi sta soffrendo ci fa orrore la fame, la guerra le ingiustizie del mondo. Com'è bello occuparsi dei dolori di tanta, tanta gente dal momento che in fondo non ce ne frega niente. Il tutto è falso il falso è tutto. Io che non riesco più a ritrovare qualche cosa per farmi uscire dalla mia solitudine. Cerco di afferrare un po' il presente ma se tolgo ciò che è falso non resta più niente. Il tutto è falso il falso è tutto. Il tutto è falso il falso è tutto quello che si sente quello che si dice il falso è un'illusione che ci piace il falso è quello che credono tutti è il racconto mascherato dei fatti il falso è misterioso e assai più oscuro se è mescolato insieme a un po' di vero il falso è un trucco un trucco stupendo per non farci capire questo nostro mondo questo strano mondo questo assurdo mondo in cui tutto è falso il falso è tutto. Il tutto è falso il falso è tutto Il tutto è falso il falso è tutto Il tutto è falso il falso è tutto, tutto, tutto.
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Spedito - 07/06/2008 : 10:27:57
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Grazie Abatem83 per aver postato questo pezzo .....
Non conosco la melodia, le note, ma il testo mi sembra molto attuale ...... un urlo nel più cupo dei tunnel ....... straziante!
Illustre conforumiano
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Spedito - 07/06/2008 : 10:31:41
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Trovato il video sul Tubo:
http://it.youtube.com/watch?v=CjMwvq1eVvU
Illustre conforumiano
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Spedito - 07/06/2008 : 10:42:14
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Citazione: Mi hai preceduto, stavo per segnlartelo.
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Spedito - 07/06/2008 : 20:29:04
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AVEC LES TEMPS - Léo Ferré
Avec le temps...
Aavec le temps, va, tout s'en va
On oublie le visage et l'on oublie la voix
le cœur, quand ça bat plus, c'est pas la peine d'aller
chercher plus loin, faut laisser faire et c'est très bien
avec le temps..
avec le temps, va, tout s'en va
l'autre qu'on adorait, qu'on cherchait sous la pluie
l'autre qu'on devinait au détour d'un regard
entre les mots, entre les lignes et sous le fard
d'un serment maquillé qui s'en va faire sa nuit
Avec le temps tout s'évanouit
avec le temps...
avec le temps, va, tout s'en va
Même les plus chouettes souvenirs ça taille une de ces gueules
à la galerie j'farfouille dans les rayons de la mort
le samedi soir quand la tendresse s'en va toute seule
Avec le temps...
Avec le temps, va, tout s'en va
l'autre à qui l'on croyait pour un rhume, pour un rien
l'autre à qui l'on donnait du vent et des bijoux
pour qui l'on eût vendu son âme pour quelques sous
devant quoi l'on se 'traînait comme traînent les chiens
avec le temps, va, tout va bien
avec le temps..
avec le temps, va, tout s'en va
on oublie les passions et l'on oublie les voix
qui vous disaient tout bas les mots des pauvres gens
ne rentre pas trop tard, surtout ne prends pas froid
avec le temps...
Avec le temps, va, tout s'en va
et l'on se sent blanchi comme un cheval fourbu
et l'on se sent glacé dans un lit de hasard
et l'on se sent tout seul peut-être mais peinard
et l'on se sent floué par les années perdues- alors vraiment
Avec le temps on n'aime plus
______________
... il servo che non si ribella, è peggio del padrone che lo comanda ...
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Spedito - 07/06/2008 : 23:06:00
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Cara Marianna, ti prego non condividere la drammaticità della composizione, ancora più tragica nella bella lingua francese. Ha irretito tantissimi, anche me all'età dei miei vent'anni. A Leo ferrer ho preferito Dalida ( e non Battiato per esempio) ma più di tutti Patty Pravo che almeno cantava in italiano. Comunque complimenti, richiedo scusa se mi sono avvicinato ai tuoi pensieri con un pizzico di diffidenza. Chi ama queste cose... ama... nonostante tutto. Per chi volesse ascoltare questo brano (ho imparato da Kashiwara non me ne dovete) coollegarsi a http://it.youtube.com/watch?v=aiXcUTTLud4 per Leo ferrè a http://it.youtube.com/watch?v=leP7AhdiTMM&NR=1 per Franco Battiato a http://it.youtube.com/watch?v=Uqe9nURdHNU per Patty Pravo ambedue nella versione tradotta che qui riproduco (1972) Col tempo sai,col tempo tutto se ne va Non ricordi più il viso,non ricordi la voce Quando il cuore ormai tace a che serve cercare Ti lascio andare,forse meglio così Col tempo sai,col tempo tutto se ne va L'altro che adoravi,che cercavi nel buio L'altro che indovinavi in un batter di ciglia E tra le frasi e le righe e il fondotinta Di promesse agghindate per uscire a ballare Col tempo sai,tutto scompare. Col tempo sai col tempo tutto se ne va Ogni cosa appassisce e mi scopro a frugare In vetrine di morti,quando il sabato sera la tenerezza rimane senza compagnia. Col tempo sai,col tempo tutto se ne va L'altro a cui tu credevi anche un colpo di tosse L'altro che ricoprivi di gioielli e di vento Per cui avresti impegnato anche l'anima al monte A cui ti trascinavi alla pari di un cane Col tempo sai tutto va bene Col tempo sai,col tempo tutto se ne va Non ricordi più il fuoco, non ricordi le voci Della gente da poco e il loro sussurrare Non ritardare, copriti con il freddo che fa. Col tempo sai, col tempo tutto se ne va E ti senti il biancore di un cavallo sfiancato In un letto straniero ti senti gelato Solitario ma in fondo in pace col mondo E ti senti ingannato dagli anni perduti E allora tu,col tempo sai...non ami più (traduzione di Riccardo Venturi)
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Spedito - 14/06/2008 : 12:56:08
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Indian Reservation
(My oaklei Project)
http://it.youtube.com/watch?v=ncIWBN8lgT4
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gianni51
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Spedito - 16/06/2008 : 05:43:38
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Violeta Parra Gracias a la vida
« Gracias a la vida, que me ha dado tanto Me dió dos luceros, que cuando los abro Perfecto distingo, lo negro del blanco Y en el alto cielo, su fondo estrellado Y en las multitudes, el hombre que yo amo
Gracias a la vida, que me ha dado tanto Me ha dado el oído, que en todo su ancho Graba noche y día, grillos y canarios Martillos, turbinas, ladridos, chubascos Y la voz tan tierna de mi bien amado
Gracias a la vida, que me ha dado tanto Me ha dado el sonido y el abecedario Con él las palabras que pienso y declaro Madre, amigo, hermano y luz alumbrando La ruta del alma del que estoy amando
Gracias a la vida, que me ha dado tanto Me ha dado la marcha, de mis pies cansados Con ellos anduve, ciudades y charcos Playas y desiertos, montañas y llanos Y la casa tuya, tu calle y tu patio
Gracias a la vida, que me ha dado tanto Me dió el corazón, que agita su marco Cuando miro el fruto, del cerebro humano Cuando miro el bueno tan lejos del malo Cuando miro el fondo de tus ojos claros
Gracias a la vida, que me ha dado tanto Me ha dado la risa, y me ha dado el llanto Así yo distingo, dicha de quebranto Los dos materiales que forman mi canto Y el canto de ustedes que es el mismo canto Y el canto de todos que es mi propio canto Gracias a la vida, que me ha dado tanto. »
« Grazie alla vita, che mi ha dato tanto, mi ha dato due occhi che quando li apro distinguo nitidamente il nero dal bianco, e nell'alto cielo il suo sfondo stellato e nella folla l'uomo che io amo.
Grazie alla vita, che mi ha dato tanto, mi ha dato l'udito che in tutta la sua apertura registra notte e giorno grilli e canarini, martelli, turbine, latrati, burrasche e la voce tanto tenera del mio beneamato.
Grazie alla vita, che mi ha dato tanto, mi ha dato il suono e l'abbecedario. Con esso le parole che penso e dico: madre, amico, fratello e la luce che illumina la rotta dell'anima di chi sto amando.
Grazie alla vita, che mi ha dato tanto, mi ha dato la marcia dei miei piedi stanchi. Con essi ho percorso città e pozzanghere, spiagge e deserti, montagne e pianure e la casa tua, la tua strada, il cortile.
Grazie alla vita, che mi ha dato tanto, mi ha dato il cuore che agita il suo involucro, quando guardo il frutto del cervello umano, quando guardo il bene così lontano dal male, quando guardo il fondo dei tuoi occhi chiari.
Grazie alla vita, che mi ha dato tanto, mi ha dato il riso, e mi ha dato il pianto. Così io distinguo gioia e dolore, i due materiali che formano il mio canto e il canto degli altri che è lo stesso canto e il canto di tutti che è il mio proprio canto. Grazie alla vita, che mi ha dato tanto. »
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Spedito - 16/06/2008 : 10:36:00
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Citazione:Violeta Parra Gracias a la vida
« Grazie alla vita, che mi ha dato tanto, mi ha dato due occhi che quando li apro distinguo nitidamente il nero dal bianco, e nell'alto cielo il suo sfondo stellato e nella folla l'uomo che io amo.
Grazie alla vita, che mi ha dato tanto, mi ha dato l'udito che in tutta la sua apertura registra notte e giorno grilli e canarini, martelli, turbine, latrati, burrasche e la voce tanto tenera del mio beneamato.
Grazie alla vita, che mi ha dato tanto, mi ha dato il suono e l'abbecedario. Con esso le parole che penso e dico: madre, amico, fratello e la luce che illumina la rotta dell'anima di chi sto amando.
Grazie alla vita, che mi ha dato tanto, mi ha dato la marcia dei miei piedi stanchi. Con essi ho percorso città e pozzanghere, spiagge e deserti, montagne e pianure e la casa tua, la tua strada, il cortile.
Grazie alla vita, che mi ha dato tanto, mi ha dato il cuore che agita il suo involucro, quando guardo il frutto del cervello umano, quando guardo il bene così lontano dal male, quando guardo il fondo dei tuoi occhi chiari.
Grazie alla vita, che mi ha dato tanto, mi ha dato il riso, e mi ha dato il pianto. Così io distinguo gioia e dolore, i due materiali che formano il mio canto e il canto degli altri che è lo stesso canto e il canto di tutti che è il mio proprio canto. Grazie alla vita, che mi ha dato tanto. »
Originariamente inviato da gianni51 - 16/06/2008 : 07:43:38
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grazie gianni ma tali parole potremo recitarle nel momento in cui ci sveglieremo da quel torpore che ci obbliga ad un punto medio dove le cose non si distinguono e non si riesce appieno a definirle
e non percependo bene quello che abbiamo spingiamo la nostra attenzione sulle cose che presumiamo ci manchino ma dovremmo avere per forza
_____________________ Dio ci ha dato due orecchie, ma soltanto una bocca, proprio per ascoltare il doppio e parlare la metà. epitteto
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Spedito - 18/06/2008 : 08:11:23
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..... non resisto alla tentazione!
http://it.youtube.com/watch?v=gdElVEzi1D8
IN QUESTO MONDO DI LADRI (A. Venditti)
Eh, in questo mondo di ladri c'è ancora un gruppo di amici che non si arrendono mai. Eh, in questo mondo di santi il nostro cuore è rapito da mille profeti e da quattro cantanti.
Noi, noi stiamo bene tra noi e ci fidiamo di noi. In questo mondo di ladri, in questo mondo di eroi, non siamo molto importanti ma puoi venire con noi. Eh, in questo mondo di debiti viviamo solo di scandali e ci sposiamo le vergini. Eh, e disprezziamo i politici, e ci arrabbiamo, preghiamo, gridiamo, piangiamo e poi leggiamo gli oroscopi.
Voi, vi divertite con noi e vi rubate tra voi. In questo mondo di ladri, in questo mondo di eroi, Voi siete molto importanti ma questa festa è per noi. Eh, ma questo mondo di santi se il nostro cuore è rapito da mille profeti e da quattro cantanti.
Noi, noi stiamo bene tra noi e ci fidiamo di noi.
In questo mondo... in questo mondo di ladri... In questo mondo... in questo mondo di ladri... In questo mondo... in questo mondo di ladri...
Ciao
Illustre conforumiano
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Spedito - 18/06/2008 : 11:15:04
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Be' dopo ieri sera oggi:
Fratelli d'Italia L'Italia s'è desta, Dell'elmo di Scipio S'è cinta la testa. Dov'è la Vittoria? Le porga la chioma, Ché schiava di Roma Iddio la creò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò.
Noi siamo da secoli Calpesti, derisi, Perché non siam popolo, Perché siam divisi. Raccolgaci un'unica Bandiera, una speme: Di fonderci insieme Già l'ora suonò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò.
Uniamoci, amiamoci, l'Unione, e l'amore Rivelano ai Popoli Le vie del Signore; Giuriamo far libero Il suolo natìo: Uniti per Dio Chi vincer ci può? Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò.
Dall'Alpi a Sicilia Dovunque è Legnano, Ogn'uom di Ferruccio Ha il core, ha la mano, I bimbi d'Italia Si chiaman Balilla, Il suon d'ogni squilla I Vespri suonò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò.
Son giunchi che piegano Le spade vendute: Già l'Aquila d'Austria Le penne ha perdute. Il sangue d'Italia, Il sangue Polacco, Bevé, col cosacco, Ma il cor le bruciò. Stringiamci a coorte Siam pronti alla morte L'Italia chiamò
E' anche un modo per leggerlo tutto e non le solite conosciute strofe.
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Spedito - 18/06/2008 : 13:21:36
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Jonium-A mi perdoni ma sono un borbonico e non un savoiardo-leghiosta pur riconoscendo l'unità d'Italia come fatto importante della nostra storia per cui le strofe dell'inno (con grande reverenza all'inno ufficiale della nuova Repubblica) mi lusingano di meno di quelle postate da Kashiwara che sono più aderenti ad una condizione che sento di vivere e che vorrei fosse condivisa da un maggior numero di...Patrioti. Io mi arruolo senza paga e senza vitto. Datemi almeno l'alloggio.
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Spedito - 19/06/2008 : 07:44:45
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dalla rete
Socialismo e Comunismo
-------------------------------------------------------------------------------- Questo è il documento integrale dell'intervento di Filippo Turati al Congresso di Livorno del '21 che sancì la scissione definitiva fra socialisti e comunisti. E' sicuramente documento di grande interesse storico e culturale, oltre che un discorso di spessore che oggi definiremmo "da statista" --------------------------------------------------------------------------------
pubblicato il 31-10-2005 di Filippo Turati
Compagni,
ciò che ci distingue non è la generale ideologia socialista - la questione del fine e neppure quella dei grandi mezzi (lotta di classe, conquista del potere ecc.) - ma è la valutazione della maturità della situazione e lo apprezzamento del valore di alcuni mezzi episodici. Primo fra questi la violenza, che per noi non è, e non può essere, programma, che alcuni accettano pienamente e vogliono organizzare [commenti], altri accettano soltanto a metà (unitari comunisti o viceversa). Altro punto di distinzione è la dittatura del proletariato, che per noi, o è dittatura di minoranza, ed allora non è che dispotismo, il quale genererà inevitabilmente la vittoriosa controrivoluzione, o è dittatura di maggioranza, ed è un evidente non senso, una contraddizio-ne in termini poiché la maggioranza è la sovranità legittima, non può essere la dittatura. Terzo punto di dissenso è la coercizione del pensiero, la persecuzione, nell'interno del Partito, dell'eresia, che fu l'origine ed è la vita stessa del Partito, la grande sua forza salvatrice e rinnovatrice, la garanzia che esso possa lottare contro le forze materiali e morali che gli si parano di contro.
Ora tutti e tre questi concetti si risolvono poi sempre in un solo: nel culto della violenza, sia esterna sia interna, e hanno tutti e tre un presupposto, nel quale è il vero punto di divergenza tra noi: la illusione che la rivoluzione sia il fatto volontario di un giorno o di un mese, sia l'improvviso calare di un scenario o l'alzarsi di un sipario, sia il fatto di un domani e di un posdomani del calendario; e la rivoluzione sociale non è un fatto di un giorno o di un mese, è il fatto di oggi, di ieri e di domani, è il fatto di sempre, che esce dalle viscere stesse della società capitalista, del quale noi creiamo soltanto la consapevolezza, e così agevoliamo l'avvento; mentre nella rivoluzione ci siamo; e matura nei decenni, e trionferà tanto più presto, quanto meno lo sforzo della violenza, provocando prove premature e suscitando reazioni trionfatrici ne deriverà ed indugierà il cammino. Ond'è che per noi gli scorcioni sono sempre la via più lunga, e la via, che altri crede più lunga, è stata e sarà sempre la più breve. La evoluzione si confonde nella rivoluzione, è la rivoluzione stessa, senza sperperi di forze, senza delusioni e senza ritorni.
Ed ecco perché il concetto lumeggiato dal compagno Serrati alla line del suo discorso, secondo il quale, in omaggio alla disciplina (la quale, ragionevolmente intesa, noi accettiamo senza riserve e senza ipocrisie, con dedizione ed immolazione alle necessità del partito), noi dovremmo, oggi più di ieri, sottometterci ed appartarci, questo concetto deve essere inteso con molto grano di sale, al pari della formula stereotipa della libertà del pensiero e della critica combinata con la assoluta disciplina nell'azione [commenti]. Ma quando, in un Partito come il nostro, incomincia l'azione? quando finisce? Per chi crede al trapasso taumaturgico, l'azione è di un momento; e allora si comprende la sottomissione passiva dei dissenzienti, se la loro coscienza non permette loro l'attiva cooperazione. Ma se l'azione si spiega nei decenni, se la rivoluzione non è il fatto di un istante, ma il frutto di una lenta e faticosa conquista, allora, compagno Serrati, chi si sottomettesse sistematicamente e rinunziasse per un tempo indefinito alla parola ed al pensiero, evidentemente rinnegherebbe se stesso; e io non credo che voi abbiate nessun interesse ad avere dei rinnegati tra voi [approvazioni]. Sarebbe questo il maggiore tradimento che, per ipocrisia, per vanità o per utile personale, si possa fare al partito.
Questo culto della violenza, che è un po' negli incunaboli di tutti i partiti nuovi, che è strascico di vecchie mentalità che il Socialismo marxista ha disperse, della vecchia mentalità insurrezionista, blanquista, giacobina, che volta a volta sembra tramontata e poi risorge di nuovo, e a cui la guerra ha ridato un enorme rigoglio, non può essere di fronte alla complessità della lotta sociale moderna, che una reviviscenza morbosa ed effimera. Organicamente la violenza è propria del capitalismo, non può essere del socialismo. E propria delle minoranze che intendono imporsi e schiacciare le maggioranze, non già delle maggioranze che vogliono e possono, con le armi intellettuali e coi mezzi normali di lotta, imporsi per legittimo diritto. La violenza è il sostitutivo, è il preciso contrapposto della forza. È anche un segno di scarsa fede nella idea che si difende, di cieca paura delle idee avversarie. È, insomma, in ogni caso, un rinnegamento, anche se trionfi per un'ora, poiché apre inevitabilmente la strada alla reazione della insopprimibile libertà della coscienza umana, che ben presto, diventa controrivoluzione, che diventa vittoria e vendetta dei comuni nemici. Questo avvenne sempre nella storia. Lo stesso Cristianesimo, alle origini una grande idea-forza, che sommosse il mondo, si afflosciò, tradì se stesso, mancò completamente alla sua missione, quando volle appoggiarsi ai troni, ai soldati ed ai roghi [applausi]. Con la violenza che desta la reazione, metterete il mondo intero contro di voi. Questo è il nostro pensiero di oggi, di ieri, di sempre, ma sopra tutto in periodo di suffragio universale: quando voi tutto potrete se avete coscienza e, se no, nulla potrete ad ogni modo. Perché voi siete il numero e siete il lavoro, e sarete i dominatori necessari del mondo di domani a un solo patto: che non mettiate, con la violenza, tutto il mondo contro di voi. Ecco il tondo del solo nostro dissenso, che è di oggi come di ieri, nel quale sempre insorgemmo e ci differenziammo. E quando Terracini ci dice, credendo coglierci in contraddizione: lanci la prima pietra chi in qualche momento, nel Partito, non fece appello alle violenze più pazze, io posso francamente rispondergli: eccomi qua! quella pietra io posso lanciarla [applausi vivissimi].
Sì, a noi può dolere che questa mostruosa fioritura psicologica di guerra ci divida fra noi, ci allontani tutti quanti dalla mèta, ci faccia perdere anni preziosi, facendo involontariamente il massimo tradimento al proletariato, che noi priviamo di tutte le enormi conquiste che potrebbe oggi conseguire, sacrificandolo alle nostre divisioni ed alle nostre impazienze, suscitando tutte le forze della controrivoluzione. Si, noi lottiamo oggi troppo spesso contro noi stessi, lavoriamo per i nostri nemici, siamo noi a creare la reazione, il fascismo, ed il partito popolare. Intimidendo ed intimorendo, proclamando (con suprema ingenuità anche dal punto di vista cospiratorio) l'organizzazione dell'azione illegale, vuotando di ogni contenuto l'azione parlamentare che non è già l'azione di pochi uomini, ma dovrebbe essere, col suffragio universale, la più alta efflorescenza di tutta l'azione, prima di un partito, poi di una classe; noi avvaloriamo e scateniamo le forze avversane che le delusioni della guerra avevano abbattute, che noi avremmo potuto facilmente debellare per sempre. Né, cari amici, vi sarà sempre possibile ripa- rarvi sotto il vecchio ombrello-Turati [ilarità vivissima].
Ma conviene rassegnarsi al destino, subire questa sosta. Le vie della storia non sono facili. Noi possiamo cercare di abbreviarle con sincerità, sdegnosi di popolarità, facilmente accettate a prezzo di formule ambigue. E questo noi facciamo e faremo, e con voi e fra voi, o separati da voi, perché è il nostro preciso dovere. Noi saremo sempre col Proletariato che combatte la sua lotta di classe. Questo è l'imperativo categorico della nostra coscienza. Noi siamo, come voi, figli del "Manifesto" del '48. Soltanto che noi, pur sentendoci figli di quel "Manifesto", non lo seguiamo come un sistema che si elevi a dogma religioso, ma criticamente, integrato da oltre sessant'anni di esperienza, corretto e perfezionato, come fu, dai suoi stessi autori e dai loro interpreti più autorizzati. Io citai, a Bologna, la celebre prefazione a Le lotte di classe in Francia di Marx, scritta dopo un cinquantennio, nel 1895, dal suo collaboratore e continuatore più fedele, Federico Engels; nella quale è come il coronamento di tutta l'idea marxista. Dopo avere lamentato l'enorme salasso di sangue e di forze che l'esperimento della Comune parigina aveva costato, onde si ebbe in Francia per parecchi decenni l'anemia e l'arresto del movimento proletario; dopo aver dimostrato come la tattica rivoluzionaria abbia dovuto subire una profonda mutazione per effetto delle conquiste del suffragio universale, e chiarito come la violenza, che del resto anche nelle rivoluzioni del passato ebbe una parte assai più superficiale e apparente che profonda e reale, sia diventata oggi, per tante ragioni, anche tecniche, il suicidio del Proletariato, mentre la legalità è la sua forza e la sua vittoria sicura; "comprende ora il lettore - egli chiedeva - per quale motivo le classi dominanti ci vogliono ad ogni costo trascinare colà dove spara il fucile e fende la sciabola? Perché ci si accusa oggi di vigliaccheria, quando non scendiamo nelle strade, dove siamo in precedenza sicuri della sconfitta? E perché con tanta insistenza si invoca da noi che abbiamo una buona volta da prestarci alla parte di carne da cannone? Eh! no: non siamo cosi grulli!".
Evidentemente il povero Engels peccava un tantino di presunzione, e - almeno in quest'ultima frase - non prevedeva con esattezza l'avvenire! Ma già in molte delle monografie precedenti, in quelle magnifiche monografie che sono come il compimento e il saggio di applicazione delle teorie astratte, Marx, su questo tema della violenza, aveva corretto abbondantemente il suo pensiero del 1848. Baldesi vi ha citato un solo discorso del '74 ad Amsterdam. Io vi rammenterò le prefazioni alle varie successive edizioni e traduzioni del "Manifesto", nelle quali i due autori confessano apertamente di essersi ingannati nell'aver sopravalutato le forze rivoluzionarie proletarie (sono del resto le illusioni di tutti i giovani e di tutti i partiti giovani, e per Marx erano state concessioni inevitabili allo spirito blanquista dei tempi), e nelle quali si ride delle congiure e della azione illegale sistematizzata. Potrei ricordarvi ugualmente quel brano de "La guerra civile in Francia nel 1870-1871", in cui afferma che anche dalla Comune i lavoratori non potevano aspettarsi dei miracoli: "essi sapevano che, per realizzare la loro emancipazione e raggiungere così quelle forme superiori a cui tende la società moderna con tutte le sue forze economiche, essi avrebbero da sostenere delle lunghe lotte e attraversare una serie di fasi storiche, che trasformerebbero le circostanze e gli uomini. Essi non avevano da realizzare l'ideale: dovevano soltanto sviluppare gli elementi di un nuovo mondo che la vecchia società in dissoluzione racchiude nel suo seno". E rideva, verso la fine di quello scritto - già fin dal 1872 - dello spirito poliziesco dei borghesi, che si figura "l'associazione internazionale del lavoratori che agisce alla maniera di un'associazione segreta, con un Comitato centrale il quale ordina a quando a quando delle esplosioni nei diversi Paesi".
Acquistate nell'atrio del teatro l'opuscolo postumo di Engels, edito da Edoardo Bernstein, I fondamenti del comunismo, e vedrete, alle pagine 15 e 19, quel ch'egli scriveva circa la inutilità, anzi i danni dell'azione illegale, circa la gradualità inevitabile della trasformazione economica e l'impossibilità di abolire la proprietà privata prima che sia creata la necessaria quantità dei mezzi di produzione, e circa la necessità, per l'esercito proletario, di proseguire ancora per molti anni, "con lotta dura e tenace da una conquista all'altra". Potrei moltiplicare le citazioni dalle fonti, ma non è, purtroppo, con dieci o cento citazioni che muterò l'abito mentale dei dissenzienti pertinaci. Bastino le poche che ho fatto, per i compagni di buona fede, a dimostrare almeno da qual parte siano i veri eredi del vero marxismo e che cosa debba pensarsi - alla stregua di esso - del bergsonismo sociale, del socialismo generato dalla carestia, e di tutte le altre decrepite novità che ci vengono oggi ammannite dall'estremismo che si dice comunista. Fu unicamente il culto di alcune frasi isolate da comizio (la violenza levatrice della nuova storia" e somiglianti), avulse dal complesso dei testi, e ripetute per accidia intellettuale che, in unione alle naturali ribellioni del sentimento, velò a troppi di noi il fondo e la realtà della dottrina marxista.
Quel culto delle frasi, in odio al quale Marx amava ripetere che egli, per esempio, "non era marxista", e anche a me - di cento cubiti più piccolo - a udire le scemenze di certi pappagalli, accadde di affermare che io non sono turatiano [Ilarità]. Perché nessuna formula - neanche quella di Mosca - sostituirà mai il possesso di un cervello, che, in contatto coi fatti e con le esperienze, ha il dovere di funzionare. E vengo alla nota pratica della mia dichiarazione, nella quale mi sarà concesso di essere anche più breve. Sul terreno pratico, quarant'anni o poco meno di propaganda e di milizia mi autorizzano ad esprimervi sommariamente un'altra convinzione. Potrei chiamarla (se la parola non fosse un po' ridicola) una profezia, facile profezia e per me di assoluta certezza. Vi esorto a prenderne nota. Fra qualche anno - io non sarò forse più a questo mondo - voi constaterete se la profezia si sia avverata. Se avrò fallito, sarete voi i trionfatori.
Questo culto della violenza, violenza esterna od interna, violenza fisica o violenza morale - perché vi è una violenza morale, che pretende sforzare le mentalità, far camminare il mondo sulla testa (Marx, come sapete, correggendo Engels lo rimise sui suoi propri piedi), e che è ugualmente antipedagogica e contraria allo scopo - non è nuovo, già lo dissi, nella storia del socialismo italiano, come di altri Paesi. E il comunismo critico di Marx e di Engels ne fu appunto la più gagliarda negazione. Ma, per fermarci all'arretrata Italia, che, come stadio di evoluzione economica, sta, a un dipresso, di mezzo fra la Russia e la Germania, la storia dei nostri Congressi, che riassume in qualche modo le fasi del Partito, stona (sorridete pure del mio consiglio) che fareste bene a leggere negli articoli pubblicati dalla Nuova Antologia del primo e del 16 dicembre da un nostro avversario - onesto e di non comune dottrina e di assoluta obiettività - intendo l'onorevole Meda, Ministro del Tesoro; quella storia dimostra a chiare note come cotesta lotta fra il culto della violenza che pretende di imporsi col miracolo ed il vero socialismo che lo combatte, è stata sempre, nelle più diverse forme, a seconda dei momenti e delle circostanze, il dramma intimo e costante del partito socialista. Ma il socialismo, in definitiva, fu sempre il trionfatore contro tutte le sue deviazioni e caricature. Non è da oggi che noi siamo i social-traditori. Lo fummo sempre: all'epoca degli inizi, all'epoca degli scioperi generali politici, degli scioperi economici a ripetizione, eccetera, eccetera. (Voce - Bravo! Viva la sincerità!)
Turati - Sissignori! il "Partito operaio", nel decennio 1880-1890, era già una reazione al corporativismo operaio. E noi, che volevamo farne un partito politico, eravamo guardati con sospetto. Nel 1891-92 il Partito operaio si allargava in Partito dei lavoratori (che s'inspirava a un concetto già più ampio, in quanto abbracciava i lavoratori del cervello) e più tardi, a Reggio Emilia (1893), in "Partito socialista del lavoratori italiani", per divenire finalmente a Parma, nel 1895, sotto i colpi della reazione più dura, il "Partito socialista italiano". Queste trasformazioni del nome esprimono appunto il concetto della conquista del potere, che noi introducevamo man mano nel programma che il partito aveva tracciato, ai suoi inizi, programma di azione diretta, una specie di presoviettismo dell'epoca. Nel 1892 (Genova) esso culminò nella violenta separazione degli anarchici. Ma non per ragioni ideologi- che di pura filosofia. Forseché dagli anarchici ci divideva la diversa concezione di quello che dovrà essere la società futura? Ma neppure per sogno! Per un avvenire lontano noi tutti possiamo anche professarci anarchici, perché l'ideale anarchico rappresenta - tecnicamente - un superlativo di perfezione. Quel che ci divideva era l'impazienza, la violenza, la improvvisazione, il semplicismo dell'azione. Molti anarchici, fatti riflessivi dall'esperienza e dagli anni, ritorneranno poi nelle nostre file. Sono note le vicende dal 1894 al 1898. Nel 1904 imperversò il sindacalismo, coi primi grandi scioperi generali, col labriolismo, con lo sciopero agrario di Parma: era il soviettismo italiano di quel tempo, e fu debellato al Congresso di Firenze nel 1908.
Oscillazioni, ritorni, transazioni, ce ne furono a josa. Venne poi il ferrismo, ossia il rivoluzionarismo verbale, ossia proprio quello, mutatis mutandis, che è oggi il graziadeismo [Ilarità]; e venne la transazione integralista dell'ottimo Morgari, che durò appena un paio di anni sui palcoscenici dei nostri comizi [vivissime interruzioni]. Turati - Non pretenderete mica, spero, che io dica le opinioni vostre. Vi esprimo francamente le mie. Venne dunque l'integralismo, che, a dir vero, in quel momento salvò il partito (onde noi lo accettammo come un meno peggio al Congresso di Firenze) e che fu l'anticipazione dell'odierno Serratismo, del comunismo unitario, del socialismo comunista, di quel socialismo che sta un po' di qua e un po' di là, sia pure per amore dell'unità, ma che reca nel proprio seno la contraddizione insanabile [applausi dei comunisti puri]. Sono perfino gli stessi tipi antropologici e somatologici che riescono e si presentano. La guerra ha ridato una giovinezza perfino all'anarchismo, che ha oggi in Italia un proprio giornale quotidiano. Ebbene, nella storia del nostro partito l'anarchismo fu rintuzzato, il labriolismo finì al potere, il ferrismo, anticipazione, come ho detto, del graziadeismo [nuova ilarità], fece le capriole che sapete, l'integralismo stesso sparì e rimase il nucleo vitale: il marcio riformismo, secondo alcuni, il socialismo, secondo noi, il solo vero, immortale, invincibile socialismo, che tesse la sua tela ogni giorno, che non fa sperare miracoli, che crea coscienze, sindacati, cooperative, conquista leggi sociali utili al proletariato, sviluppa la cultura popolare (senza la quale saremo sempre a questi ferri e la demagogia sarà sempre in auge), si impossessa dei Comuni, del Parlamento, e che, esso solo, lentamente, ma sicuramente, crea con la maturità della classe, la maturità degli animi e delle cose, prepara lo Stato di domani e gli uomini capaci di manovrarne il timone.
Sempre social-traditori ad un modo, e sempre vincitori alla fine. La guerra doveva rincrudire il fenomeno. La lotta sarà più dura, più tenace e più lunga, ma la vittoria è sicura anche questa volta. Fra qualche anno il mito russo, che avete il torto di confondere con la rivoluzione russa, alla quale io applaudo con tutto il cuore. (Voce - Viva la Russia!). Turati (continuando)... il mito russo sarà evaporato ed il bolscevismo attuale o sarà caduto o si sarà trasformato. Sotto le lezioni dell'esperienza (e speriamo che all'Italia siano risparmiate le sanguinose giornate d'Ungheria: verso cui la si spinse inconsapevolmente) le vostre affermazioni d'oggi saranno da voi stessi abbandonate, i Consigli degli operai e dei contadini ( e perché no dei soldati?) avranno ceduto il passo a quel grande Parlamento proletario, nel quale si riassumono tutte le forze politiche ed economiche del proletariato italiano, al quale si alleerà il proletariato di tutto il mondo. Voi arriverete così al potere per gradi… Avrete allora inteso appieno il fenomeno russo, che è uno dei più grandi fatti della storia, ma di cui voi farneticate la riproduzione meccanica e mimetistica, che è storicamente e psicologicamente impossibile, e, se possibile fosse, ci ricondurrebbe al Medio evo. Avrete capito allora, intelligenti come siete [ilarità], che la forza del bolscevismo russo è nel peculiare nazionalismo che vi sta sotto, nazionalismo che del resto avrà una grande influenza nella storia del mondo, come opposizione ai congiurati imperialismi dell'Intesa e dell'America, ma che è pur sempre una forma di imperialismo. Questo bolscevismo, oggi - messo al muro di trasformarsi o perire - si aggrappa a noi furiosamente, a costo di dividerci, di annullarci, di sbriciolarci; s'ingegna di creare una nuova Internazionale pur che sia, fuori dell'Internazionale e contro una parte di essa, per salvarsi o per prolungare almeno la propria travagliata esistenza; ed è naturale, e non comprendo come Serrati se ne meravigli e se ne sdegni, che essa domandi a noi, per necessità della propria vita, anzi della vita del proprio governo, a noi che ci siamo fatti cosi supini, e che preferiamo esserne strumenti anziché critici, per quanto fraterni, ciò che non oserà mai domandare né al socialismo francese né a quello di alcun altro paese civile. Ma noi non possiamo seguirlo ciecamente, perché diventeremmo per l'appunto lo strumento di un imperialismo eminentemente orientale, in opposizione al ricostituirsi della Internazionale più civile e più evoluta, l'Internazionale di tutti i popoli, l'Internazionale definitiva.
Tutte queste cose voi capirete fra breve e allora il programma, che state (come confessaste) faticosamente elaborando e che tuttavia ci vorreste imporre, vi si modificherà fra le mani e non sarà più che il vecchio programma. Il nucleo solido, che rimane di tutte queste cose caduche, è l'azione: l'azione, la quale non è l'illusione, il precipizio, il miracolo, la rivoluzione in un dato giorno, ma è l'abilitazione progressiva, libera, per conquiste successive, obbiettive e subiettive, della maturità proletaria alla gestione sociale. Sindacati, Cooperative, poteri comunali, azione parlamentare, cultura ecc., ecc., tutto ciò è il socialismo che diviene. E, o compagni, non diviene per altre vie. Ancora una volta vi ripeto: ogni scorcione allunga il cammino; la via lunga è anche la più breve... perché è la sola. E l'azione è la grande educatrice e pacificatrice. Essa porta all'unità di fatto, la quale non si crea con le formule e neppure con gli ordini del giorno, per quanto abilmente congegnati, con sapienti dosature farmaceutiche di fraterno opportunismo. Azione prima e dopo la rivoluzione - perché dentro la rivoluzione - perché rivoluzione essa stessa. Azione pacificatrice, unificatrice. Non è a caso che proprio dove più l'azione manca, perché non vi può essere ancora - ad esempio, nel Mezzogiorno - ivi l'estremismo, il miracolismo hanno maggior voga. Non è un caso che, dove la organizzazione è più torte, essi si attenuano e la Confederazione del lavoro è e rimarrà sempre, per sua organica necessità, checché voi tentiate il contrario, col vecchio e vero socialismo. Ond'è, che quand'anche voi avrete impiantato il partito comunista e organizzati i Soviet in Italia, se uscirete salvi dalla reazione che avrete provocata e se vorrete fare qualche cosa che sia veramen-te rivoluzionario, qualcosa che rimanga come elemento di società nuova, voi sarete forzati, a vostro dispetto - ma lo farete con convinzione, perché siete onesti - a ripercorrere completamente la nostra via, la via dei social-traditori di una volta; e dovrete farlo perché è la via del socialismo, che è il solo immortale, il solo nucleo vitale che rimane dopo queste nostre diatribe.
E dovendo fare questa azione graduale, perché tutto il resto è clamore, è sangue, orrore, reazione, delusione; dovendo percorrere questa strada, voi dovrete fino da oggi fare opera di ricostruzione sociale. Io sono qui alla sbarra, dovrei avere le guardie rosse accanto... [Si ride], perché, in un discorso pronunziato il 26 giugno alla Camera: Rifare l'Italia!, cercai di sbozzare il programma di ricostruzione sociale del nostro paese. Ebbene, leggetelo quel discorso, che probabilmente non avete letto, ma avete fatto male [Ilarità]. Quando lo avrete letto, vedrete che questo capo di imputazione, questo corpo di reato, sarà fra breve il vostro, il comune programma. [Approvazioni]. Voi temete oggi di ricostruire per la borghesia, preferite di lasciar crollare la casa comune, e fate vostro il "tanto peggio, tanto meglio!" degli anarchici, senza pensare che il "tanto peggio" non dà incremento che alla guardia regia ed al fascismo. [Applausi]. Voi non intendete ancora che questa ricostruzione, fatta dal proletariato con criteri proletari, per se stesso e per tutti, sarà il miglior passo, il miglior slancio, il più saldo fondamento per la rivoluzione completa di un giorno. Ed allora, in quella noi trionferemo insieme. Io forse non vedrò quel giorno: troppa gente nuova è venuta che renderà aspra la via, ma non importa. Maggioranza o minoranza non contano. Fortuna di Congressi, fortuna di uomini, tutto ciò è ridicolo di fronte alle necessità della storia. Ciò che conta è la forza operante, quella forza per la quale io vissi e nella cui fede onestamente morrò uguale sempre a me stesso. Io combatterei per essa. Io combatterei per il suo trionfo: e se trionferà anche con voi, è perché questa forza operante non è altro che il socialismo.
Evviva il Socialismo!
_____________________ Dio ci ha dato due orecchie, ma soltanto una bocca, proprio per ascoltare il doppio e parlare la metà. epitteto
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Spedito - 19/06/2008 : 08:09:41
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Ma la musica di questa canzone qual'è?? :-)
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Spedito - 19/06/2008 : 08:21:34
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.............c***o! lupo, manca la musica al tuo intervento, penso che una bella marcia funebre vada bene....... Sono sincero, non ce l'ho fatta a leggerlo ........ mi è venuto in mente solo questo:
__________________________________________ Posso resistere a tutto ma non alle tentazioni
Illustre conforumiano
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Spedito - 21/06/2008 : 08:55:15
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Citazione: .............c***o! lupo, manca la musica al tuo intervento |
Credo che questa possa andare:
http://it.youtube.com/watch?v=rA7YiAfGDGU
_____________________ .....in medio stat virtus.....
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Spedito - 29/06/2008 : 16:29:13
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Vasco Rossi
Senza parole (http://it.youtube.com/watch?v=84AgZvaqqdY&feature=related)
Ho guardato dentro una bugia e ho capito che è una malattia dalla quale non si può guarire mai e ho cercato di convincermi ... che tu non ce l'hai.
E ho guardato dentro casa tua e ho capito che era una follia avere pensato che fossi soltanto mia e ho cercato di dimenticare di non guardare.
E ho guardato la televisione e mi è venuta come l'impressione che mi stessero rubando il tempo e che tu... ... che tu mi rubi l'amore ma poi ho camminato tanto e fuori c'era un gran rumore... che non ho più pensato a tutte queste cose.
E ho guardato dentro un'emozione e ci ho visto dentro tanto amore che ho capito perché non si comanda al cuore.
E va bene così... senza parole... senza parole... E va bene così, senza parole E va bene così, senza parole... E va bene così...
E guardando la televisione mi è venuta come l'impressione che mi stessero rubando il tempo e che tu... che tu mi rubi l'amore poi ho camminato tanto e fuori c'era un grande sole che non ho più pensato a tutte queste cose...
E va bene così... senza parole... senza parole... E va bene così, senza parole E va bene così, senza parole
_____________________ .....in medio stat virtus.....
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Spedito - 11/07/2008 : 07:04:48
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Un raggio di sole Jovanotti http://it.youtube.com/watch?v=o3uflpLUs9w
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Spedito - 17/07/2008 : 14:53:52
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JE? SO?http://www.youtube.com/watch?v=LfFRoaCccjU&feature=related
JE' SO' PAZZ!!!! PINO DANIELE
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Spedito - 17/07/2008 : 16:00:16
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una vita da mediano a recuperar palloni nato senza i piedi buoni lavorare sui polmoni una vita da mediano con dei compiti precisi a coprire certe zone a giocare generosi lì sempre lì lì nel mezzo finchè ce n'hai stai lì una vita da mediano da chi segna sempre poco che il pallone devi darlo a chi finalizza il gioco una vita da mediano che natura non ti ha dato nè lo spunto della punta nè del 10 che peccato lì sempre lì lì nel mezzo finchè ce n'hai stai lì stai lì sempre lì lì nel mezzo finchè ce n'hai finche ce n'hai stai lì una vita da mediano da uno che si brucia presto perché quando hai dato troppo devi andare e fare posto una vita da mediano lavorando come Oriali anni di fatica e botte e vinci casomai i mondiali lì sempre lì lì nel mezzo finchè ce n'hai stai lì stai lì sempre lì lì nel mezzo finchè ce n'hai finchè ce n'hai stai lì
http://www.youtube.com/watch?v=p_3KRa1I_DE
Il grande Liga!
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Spedito - 17/07/2008 : 17:29:03
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La Ballata dell'Uomo Ragno
Mamma c'ha il cuore debole ma la voce è di tuono,
Mamma c'ha il cuore debole ma la voce di tuono.
Ci guarda con il megafono dall'ultimo piano, promette un castigo, minaccia un perdono.
E noi siamo tutti in fila davanti al bagno, e noi siamo tutti in fila davanti a un segno, e noi siamo tutti al fiume a trasformare l'oro in stagno.
Ma prima di aver finito faremo un buco nell'infinito e accetteremo l'invito a cena dell'Uomo Ragno.
Camminano sopra l'acqua, passano attraverso il muro.
Camminano sopra l'acqua, passano attraverso il muro.
Nascondono il passato, parlando del futuro, e se trovano la cruna dell'ago se la mangiano di sicuro
E noi siamo tutti in fila davanti al bagno,e noi siamo tutti in fila davanti a un segno, e noi siamo tutti al fiume a trasformare il fuoco in legno.
Ma prima della mattanza faremo esplodere questa stanza e porteremo quello che avanza dall'Uomo Ragno.
È solo il capobanda ma sembra un faraone, è solo il capobanda ma sembra un faraone, ha gli occhi dello schiavo e lo sguardo del padrone, si atteggia a Mitterand ma è peggio di Nerone.
E noi siamo tutti in fila davanti al bagno, e noi siamo tutti in fila davanti a un segno,e noi siamo tutti al fiume a fare il controcanto al cigno.
Ma prima del Carnevale, faremo un buco nello Stivale, ci squaglieremo nel gran finale con l'Uomo Ragno.
F. De Gregori (Canzoni d'Amore, 1992)
questa la dedico a Kashi e Brenno...e scegliete voi a quale politico locale si potrebbe collegare (oddio in questi anni io ne ho associati tanti)
giacchè visto che per imperizia non so riportare l'immagine andate a vedere chi ha ispirato De Gregori: http://tottoi.blogspot.com/2007/11/la-ballata-delluomo-ragno.html
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Spedito - 18/07/2008 : 07:08:47
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URLANDO CONTRO IL CIELO
Come vedi sono qua: monta su, non ci avranno finchè questo cuore non creperà di ruggine, di botte o di età. C'è una notte tiepida e un vecchio blues da fare insieme, in qualche posto accosterò e quella là sarà la nostra casa, ma credo che meriti di più e intanto io son qua e ti offro di ballarci su: è una canzone di cent'anni almeno. Urlando contro il cielo.
Non saremo delle star ma siam noi, in questi giorni fatti di ore andate per un week-end e un futuro che non c'è. Non si può sempre perdere per cui giochiamoci certe luci non puoi spegnerle. Se il purgatorio è nostro perlomeno.
Urlando contro il cielo.
Fantasmi sulla A14. Dai finestrini passa odor di mare, diesel, merda, morte e vita. Il patto è stringerci di più prima di perderci. Forse ci sentono lassù. è un pò come sputare via il veleno.
Urlando contro il cielo
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Spedito - 18/07/2008 : 11:06:47
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LES PASSANTES - GEORGES BRASSENS
Je veux dédier ce poème A toutes les femmes qu'on aime Pendant quelques instants secrets A celles qu'on connait à peine Qu'un destin différent entraîne Et qu'on ne retrouve jamais
A celle qu'on voit apparaître Une seconde à sa fenêtre Et qui, preste, s'évanouit Mais dont la svelte silhouette Est si gracieuse et fluette Qu'on en demeure épanoui
A la compagne de voyage Dont les yeux, charmant paysage Font paraître court le chemin Qu'on est seul, peut-être, à comprendre Et qu'on laisse pourtant descendre Sans avoir effleuré sa main
A la fine et souple valseuse Qui vous sembla triste et nerveuse Par une nuit de carnaval Qui voulu rester inconnue Et qui n'est jamais revenue Tournoyer dans un autre bal
A celles qui sont déjà prises Et qui, vivant des heures grises Près d'un être trop différent Vous ont, inutile folie, Laissé voir la mélancolie D'un avenir désespérant
Chères images aperçues Espérances d'un jour déçues Vous serez dans l'oubli demain Pour peu que le bonheur survienne Il est rare qu'on se souvienne Des épisodes du chemin
Mais si l'on a manqué sa vie On songe avec un peu d'envie A tous ces bonheurs entrevus Aux baisers qu'on n'osa pas prendre Aux cœurs qui doivent vous attendre Aux yeux qu'on n'a jamais revus
Alors, aux soirs de lassitude Tout en peuplant sa solitude Des fantômes du souvenir On pleure les lêvres absentes De toutes ces belles passantes Que l'on n'a pas su retenir
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Spedito - 21/07/2008 : 10:28:40
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canta che ti passa http://poliverso.myblog.it/files/tonghi.mp3
_____________________ Dio ci ha dato due orecchie, ma soltanto una bocca, proprio per ascoltare il doppio e parlare la metà. epitteto
Modificato da - lupodimare on 21/07/2008 10:30:49
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Spedito - 21/07/2008 : 10:37:43
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A proposito della discussione Bufale e bufale http://it.youtube.com/watch?v=Ai3Z3G2bqZg
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Spedito - 21/07/2008 : 20:09:14
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Non ci resta che piangere… a Gallipoli. La bizzarra pensata di imporre il ticket ai turisti mi ha fatto ricordare l’esilarante scena di Troisi e Benigni nel film “Non ci resta che piangere”, che dovrebbe essere visibile qui
e di cui riporto i dialoghi.
- Il doganiere: “EH!!!! Chi siete??...” - Troisi: “Siamo due chee.......” - Il doganiere: “COSA FATE??...COSA PORTATE??” - Troisi: “niente..robbaa...” - Il doganiere: “SI, MA QUANTI SIETE??” - Troisi: “2!..siamo io e lui..dietro non c'è...” - Il doganiere: “UN FIORINO!!” - Troisi: “Si paga?!?” - Il doganiere: “UN FIORINO!” (Cade il sacco) - Benigni: “Scusi il sacco...” - Il doganieree: “EH! CHI SIETE?” - Troisi: “Quello che è passato adessoo...c..col carro...c'è caduto il sacc qua...” - Il doganiere: “COSA PORTATE??” - Troisi: “Niente!..quelli di primaa..ma siamo passati proprio adess!!!passavamo da qua ed è caduto il sacco...” - Il doganiere: “SI MA QUANTI SIETE?” - Troisi: “Uno n'derra!!..eravamo due quando eravamo passati...sn venuto a prendere il sacco!...” - Il doganiere: “UN FIORINO!” - Troisi: “....grazie....” - Il doganiere: “EH! CHI SIETE?” - Troisi: “Quelli di prima che sn venuto a prendere il sacco...” - Il doganiere: “COSA PORTATE?” - Troisi: “Poortoo uliv, caciott, pane..un pò di tu...” - Il doganiere: “SI, MA QUANTI SIETE?” - Troisi: “UNOO!!” - Il doganiere: “UN FIORINO!” - Troisi: “Cà uno entra.. esce..e s paga se..sempre un fiorino..vabè..tanto due..tre...” - Benigni: “La cacciotta..prendi la caciotta....” - Il doganiere: “EH! CHI SIETE???.....” - Troisi: “ maaa vaafffanncuullooo” - Troisi e Benigni: “....EH!!”
Modificato da - kashiwara on 21/07/2008 20:25:05
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Spedito - 26/07/2008 : 18:29:25
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questa me l'ha mandata un amico vero, per tirarmi su in una giornata davvero molto triste brutto periodo questo!!! mi sono commossa, ma poi sono stata meglio
http://it.youtube.com/watch?v=Mu5QPVD427o
___________________________________________________ Amerai sempre il mare, uomo libero. E' il tuo specchio.
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