riporto qui una definizione di politica molto antica e che mi ha fatto molto riflettere:
"La politica non consiste in tenere una carica, in assumere un’ambasceria, in affannarsi a parlare e scrivere per raggiungere la tribuna degli oratori. Questo crede il popolo che sia la politica, e pensa altresì che la filosofia consista nel tener cattedra e pubblicare i corsi delle proprie lezioni. […] Orbene la filosofia è stretta parente della politica, e Socrate non fece costruire dei banchi né sedette in cattedra e non fissò per i suoi amici un’ora determinata di una sua conferenza o lezione, ma faceva filosofia alla buona, scherzando, bevendo, in campagna o al mercato, e finì col farsi imprigionare e avvelenare; egli per primo dimostrando così che la filosofia abbraccia tutt’intera la vita di un uomo, nelle sue varie esperienze e attività. E però io credo che la medesima cosa possa dirsi della politica, giacché gli stolti, siano essi strateghi, burocrati od oratori, non fanno vera politica, ma o si mostrano in pubblico col codazzo dei propri clienti, o tengono concioni, o fanno i capipopolo, o prestano a forza la propria opera. Politica invece fa chi è socievole e umano e vuole il bene della sua città, e se ne prende cura per davvero, anche se non veste la montura, eccitando i competenti al governo, e guidando chi ha bisogno, e incutendo pudore agli scellerati […] e non va, no, a teatro o al senato per farsi ammirar seduto nei primi posti, ma va dove più gli piace per ascoltare e vedere, e anche se non è presente col suo corpo egli è sempre presente col suo giudizio." (Dicearco di Messina, IV secolo a.C.)
che ne pensate?
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Membro da: 20/02/2008 ~
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accidentaccio mo vuoi vedere che facevo politica senza saperlo, devo stare piu' attento a quello che faccio prima che mi ritrovo in qualche lista che non sia quella dei ricercati.
revolucionariamente saludo
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Membro da: 12/03/2008 ~
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caro Kashi (scusa il diminutivo, ma mi piace di più.....) per me la politica é sempre quella
la facciamo tutti noi che siamo innamorati di questa Gallipoli bellissima e sfortunata e del nostro paese (ITALIA) e preoccupati delle loro e nostre sorti
pensiamoci bene quando andremo a mettere le nostre belle croci sulle schede, cerchiamo di scegliere bene
Colui che non si arrende, trova sempre un sentiero...
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Membro da: 20/02/2008 ~
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caro Kashi (scusa il diminutivo, ma mi piace di più.....) per me la politica é sempre quella
la facciamo tutti noi che siamo innamorati di questa Gallipoli bellissima e sfortunata e del nostro paese (ITALIA) e preoccupati delle loro e nostre sorti
pensiamoci bene quando andremo a mettere le nostre belle croci sulle schede, cerchiamo di scegliere bene
Colui che non si arrende, trova sempre un sentiero...
Originariamente inviato da busehexe - 17/03/2008 : 09:26:00
La penso come te. Però purtroppo non per tutti è così ..... vedi bene i "politicanti di mestiere" ..... Illustre conforumiano
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Miviene in mente una canzone scritta contro la mafia e di chi si appropria della vita degli altri senza pensare:pensa.......... prima di.......pensa,ecc..ecc....Di questi tempi credo che sia di attualita'.ciao.
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Invii: 686 ~
Membro da: 21/02/2008 ~
UltimaVisita: 31/03/2012
riporto qui una definizione di politica molto antica e che mi ha fatto molto riflettere:
"La politica non consiste in tenere una carica, in assumere un’ambasceria, in affannarsi a parlare e scrivere per raggiungere la tribuna degli oratori. Questo crede il popolo che sia la politica, e pensa altresì che la filosofia consista nel tener cattedra e pubblicare i corsi delle proprie lezioni. […] Orbene la filosofia è stretta parente della politica, e Socrate non fece costruire dei banchi né sedette in cattedra e non fissò per i suoi amici un’ora determinata di una sua conferenza o lezione, ma faceva filosofia alla buona, scherzando, bevendo, in campagna o al mercato, e finì col farsi imprigionare e avvelenare; egli per primo dimostrando così che la filosofia abbraccia tutt’intera la vita di un uomo, nelle sue varie esperienze e attività. E però io credo che la medesima cosa possa dirsi della politica, giacché gli stolti, siano essi strateghi, burocrati od oratori, non fanno vera politica, ma o si mostrano in pubblico col codazzo dei propri clienti, o tengono concioni, o fanno i capipopolo, o prestano a forza la propria opera. Politica invece fa chi è socievole e umano e vuole il bene della sua città, e se ne prende cura per davvero, anche se non veste la montura, eccitando i competenti al governo, e guidando chi ha bisogno, e incutendo pudore agli scellerati […] e non va, no, a teatro o al senato per farsi ammirar seduto nei primi posti, ma va dove più gli piace per ascoltare e vedere, e anche se non è presente col suo corpo egli è sempre presente col suo giudizio." (Dicearco di Messina, IV secolo a.C.)
che ne pensate?
Originariamente inviato da busehexe - 16/03/2008 : 17:21:22
Purtroppo come dice Kashiwara di acqua ne è passata sotto i ponti, per anni si è assistito ad una degenerazione partitica che ha portato il nostro paese come del resto la nostra Gallipoli ad una instabilità politica ancora maggiore rispetto al passato. Il sistema maggioritario, in vigore fino al 2001, e l'elezione diretta del sindaco dovevano frenare l'instabilità politica che vi era sia a livello nazionale sia a livello locale, paradossalmente invece a livello nazionale si è assistito ad un frazionamento della classe politica che ora in maniera grossolana si sta cercando di semplificare (vedi Pd, Pdl, Sinistra arcobaleno) causando una maggiore instabilità, a livello locale e parlo di Gallipoli abbiamo avuto dal 1993 ad oggi tre commisariamenti su quattro amministrazioni elette ( solo la giunta Venneri ha ultimato il mandato). In un altra discussione ho detto che fare politica per me significa mettersi al servizio della gente, purtroppo i partiti politici che dovrebbero fare politica fanno altro. Riporto lo stralcio di un intervista di un personaggio politico del passato ( E. Berlinguer ) che descrive in modo puntuale il processo di degenerazione partitica di quel periodo storico ma che secondo me è tuttora attuale: " I partiti di oggi -diceva Berlinguer - sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società, della gente; idee, ideali, programmi pochi vaghi; sentimenti o passione civile zero.......... I Partiti hanno occupato lo stato e tute le istituzioni, a partire dal Governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai-tv, alcuni grandi giornali" (la Repubblica, 28 luglio 1981).
Modificato da - callipolis on 17/03/2008 13:37:39
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Tutto vero,anche sul comunismo berlinguer aveva una sua filosofia tanto e vero che andando in russia (per l'indottrinamento politico comunista ,che era usuale a quei tempi per i leader con falce e martello)espose il suo pensiero,che tanto"comuniSTA NON ERA".SE NE TORNO' IN ITALIA E POI SANNO TUTTI COME ANDO' A FINIRE.CIAO
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Anche a me ha fatto molto riflettere quanto riportato da Busehexe, la politica la facciamo tutti noi che scegliamo la retta via e che abbiamo voglia di batterci contro i capipopolo indegni. La politica vera non è solo quella dei candidati o dei futuri eletti ma è quella del popolo, della gente comune che ha coscienza civile e civica e che dà fiducia a l'uno o all'altro rappresentante prescindendo dalle logiche clientelari e di bottega e che ha il coraggio di disarcionare colui che lo ha deluso .... e condivido l'invito a riflettere prima di esprimere la propria preferenza ricordando che ciò che salverà le sorti di Gallipoli o dell'intero nostro paese non è la soddisfazione dell'interesse personale e momentaneo ma l'evoluzione dell'intera collettività ... è questo che deve motivarci e solo così lascreremo un futuro più degno ai nostri successori.
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Con un ultimo sussulto l' Alitalia morente ha sparigliato le carte della campagna elettorale. Romano Prodi è uscito dall' ombra ed è ridiventato un protagonista della politica nazionale. Silvio Berlusconi ha afferrato la questione al balzo ed è riuscito a cavalcare contemporaneamente il cavallo dell' orgoglio nazionale e la tigre delle frustrazioni padane. Walter Veltroni è ai margini della scena, troppo prossimo agli interessi di Fiumicino per apparire credibile agli elettori del Nord. Alla borsa dei valori nazionali le privatizzazioni scendono e il colbertismo (definizione dotta di statalismo) riprende quota. Con una sorta di doppio salto mortale destra e sinistra sembrano essersi scambiati i ruoli. La sinistra crede nelle virtù del mercato e non nasconde di essere favorevole alla soluzione Air France. La destra «liberista» ritiene che gli interessi del Paese richiedano in molte circostanze l' intervento dello Stato. Nei prossimi giorni molti continueranno a chiedersi quali effetti tutto questo possa avere sull' esito della campagna elettorale. Riuscirà la destra ad apparire più credibile della sinistra? Potrà la sinistra dimostrare che la sua gestione del caso Alitalia è stata in ultima analisi più saggia ed efficace di quella del governo Berlusconi? Credo che occorra diffidare dei dibattiti in cui si parla di tutto fuorché degli aspetti cruciali della questione. Molto di ciò che è stato detto in questi giorni serve forse a segnare un punto e a mettere in difficoltà l' avversario, ma non serve né al futuro dell' azienda né al confronto elettorale. Chi dovrà occuparsi di Alitalia nelle prossime settimane farà bene a tenere in bella vista almeno quattro promemoria. Il primo promemoria concerne il rapporto con le organizzazioni sindacali. Può darsi che l' offerta di Air France sia avara e ingorda. Ma una delle condizioni poste dal suo amministratore delegato (le organizzazioni sindacali debbono accettare e sottoscrivere formalmente il piano di salvataggio) vale per chiunque debba occuparsi dell' azienda. Non è possibile risanare una impresa che deve buona parte delle sue condizioni fallimentari a un gretto sindacalismo corporativo e in cui nove sigle sindacali hanno il diritto di sedere a un tavolo negoziale che produrrebbe inevitabilmente un mediocre compromesso. Chi sostiene che esistono soluzioni di ricambio (come ha fatto Berlusconi), ma omette di ricordare che la condizione voluta da Air France è sacrosanta, dice nella migliore delle ipotesi una mezza verità. Il secondo promemoria concerne le regole del mercato dell' aria. La disputa fra colbertisti e privatizzatori è in buona parte irrilevante. Niente vieta allo Stato, in linea di principio, la proprietà di una linea aerea. Ma chiunque gestisca l' azienda dovrà ricordare che non sarà possibile contare su aiuti pubblici (Bruxelles non li autorizzerebbe), che i consumatori europei non intendono rinunciare ai vantaggi delle linee aeree low cost, che la liberalizzazione dei collegamenti e la politica dei cieli aperti sono una realtà a cui non è possibile sottrarsi. Chiunque diventi proprietario dovrà essere in condizione di sopravvivere in un mondo in cui le vecchie riserve di caccia stanno scomparendo. Il terzo promemoria concerne l' Italia settentrionale. Non è necessario essere leghisti per sapere che queste sono le regioni da cui dipende in larga parte lo status europeo del Paese. Il giorno in cui i loro cittadini fossero costretti a fare scalo, per i viaggi transcontinentali, in una capitale europea, e continuassero a constatare che i loro collegamenti ferroviari con l' Europa centro-occidentale dipendono dal consenso di gruppi locali e piccoli partiti, l' Italia sarebbe ancora meno unita di quanto sia stata in questi anni. E la Lega avrebbe buone possibilità di assumere la rappresentanza del Nord. Quarto promemoria. I sindacati hanno molte responsabilità, ma Alitalia non sarebbe sull' orlo del fallimento e Malpensa non rischierebbe la retrocessione se la politica italiana del traffico aereo non fosse stata dettata da calcoli elettorali, pratiche clientelari e ambizioni municipali rappresentate a Roma da parlamentari locali. Forse occorrerebbe chiedere alla classe politica un impegno simile a quello che l' amministratore delegato di Air France vorrebbe dai sindacati: provate, almeno per una volta, a rappresentare l' interesse generale anziché quello delle vostre clientele e dei vostri collegi.
Romano Sergio
Pagina 001.030 (23 marzo 2008) - Corriere della Sera
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rispolvero questa discussione del marzo 2008 per inserire e commentare un articolo che ho letto sul quotidiano di mercoledì 29 ottobre 2008.
una lettera aperta da parte della signora beatrice sances componente dell'assemblea nazionale del pd. leggendo le sue parole non ho potuto non "sentire" la delusione che traspare, sono riuscito a capire lo sfogo per l'amarezza di non essere riuscita a "cambiare il mondo". Sfortunatamente non conosco personalmente la signora, mi sarebbe tanto piaciuto stringerle la mano in questa occasione; conosco, però, altri componenti di quell'assemblea nazionale e credo che quasi tutti (parlo dei "non professionisti") non esiteranno a riconoscersi in queste righe. una parte mi ha colpito più delle altre, lì dove la sances dice:
Citazione:
Molti di noi hanno creduto un anno fa ad Emiliano che descriveva i Circoli del PD come "laboratori di idee e di cultura politica"; abbiamo creduto possibile contagiare le persone con la passione per la politica, valorizzando competenze, esperienze e voglia di fare nell'interesse generale.
nonostante le belle parole dell'epoca tutto è tornato nel solito limbo, i "laboratori" sono rimasti solo carta scritta e il "contagio" non c'è stato! un po', forse, solo il nostro forum si è ritagliato questo compito ma la meta, però, è sempre lontana. non si sente un generale coinvolgimento del "cittadino" al di là delle solite lamentele da crocicchio o delle accuse sussurrate e mai gridate. non si intravede quella presa di coscienza in cui tanto, molti di noi, hanno sperato. questo è uno dei motivi che mi ha sempre indotto a pensare che il forum vada bene così com'è, senza chiudere la visione agli "ospiti", cercando di svegliare le coscienze. ma se da una parte c'è l'apatia del cittadino dall'altra c'è anche l'arroganza dei componenti della casta che vedono di cattivo occhio il fatto che possa essere compromesso il loro predominio nella politica. Un po' come dire: "ok, parlate, lamentatevi se volete, ma la politica lasciatela fare a noi". diventa, quindi, difficilissimo cercare di spezzare questo cerchio, cercare di impedire che il serpente si morda la coda. e così continuando ad appannarci il cervello con salotti televisivi pseudo-politici, isole di famosi e non, talpe e tutto "l'oppio dei popoli" che possono mettere in campo, piano piano ci tolgono anche l'incombenza di pensare, di ragionare ed, eventualmente, di dire che non siamo d'accordo. ho voluto postare in questa discussione, evitando di aprirne un'altra, nella speranza che tutti vadano a (ri)leggere le meravigliose parole di dicearco riportate da busehexe, le ricordavo distintamente, le porto sempre in me a perenne monito di cosa veramente debba essere la Politica anziché il vergognoso guazzabuglio al quale, ormai, siamo purtroppo abituati. vi invito a leggere con attenzione il brano riportato da busehexe e la lettera della sances, sono trascorsi secoli, il vero concetto di Politica non è cambiato e gli uomini neppure ............
__________________________________________ Posso resistere a tutto ma non alle tentazioni Illustre conforumiano
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Leggo sul Corriere della Sera.it che nel partito democratico si sta facendo strada la convinzione di essere stati scaricati dalla magistratura, ciò che sarebbe dimostrato dai recenti arresti di vari esponenti dello stesso partito eseguiti in Abruzzo, Basilicata e Campania e da varie inchieste aperte in altre regioni. E si sospetta che il potere giudiziario abbia scelto come unico interlocutore Antonio Di Pietro, ritenuto molto più affidabile del PD sulla materia “giustizia”. Non credo che si tratti di manie di persecuzione. Era chiaro che un’apertura del partito democratico sulla riforma della giustizia, ritenuta ormai necessaria, ma osteggiata da Di Pietro, avrebbe scatenato reazioni forti da parte del potere giudiziario. Ciò che puntualmente è avvenuto. Come è pure avvenuto che parte dell’elettorato del PD, nella quale i sentimenti giustizialisti sono più radicati (anche perché abilmente e demagogicamente alimentati dai vertici diessini con la complicità di certa informazione) ha spostato il consenso verso il partito di Di Pietro, come testimonia il risultato elettorale in Abruzzo dove l’ex magistrato ha avuto un discreto successo a scapito del PD, letteralmente crollato. Certo c’è una “questione morale” e il PD lo scopre ora…meglio tardi che mai. Ma se il problema fosse stato seriamente affrontato per tempo, all’epoca di tangentopoli, forse non si sarebbe trasformato in “questione morale”. Ma allora si preferì far finta di nulla, chiamarsi fuori, nella fondata convinzione che del finanziamento illecito della politica sarebbero stati chiamati a rispondere gli altri partiti e non l’allora PCI-PDS, il quale trovò comodo cavalcare l’offensiva giudiziaria sperando di trarne vantaggio. Fu scelta la via giudiziaria per dare una spallata ad alcuni partiti storici. Sappiamo poi come è andata a finire. Ma il finanziamento della politica, ed il suo strapotere, è rimasto problematico e si è trasformato in quella che oggi si scopre essere una “questione morale”. E adesso chi spera di trarre vantaggio dalle disavventure giudiziarie altrui è Di Pietro. Nel frattempo la magistratura continua ad esercitare più o meno legittimamente le proprie funzioni, talvolta con sconfinamenti in altri poteri talaltra con incomprensibili guerre tra procure: il dibattito sulla riforma della giustizia resta aperto, ma sarebbe auspicabile per il Paese che le decisioni sul funzionamento del potere giudiziario fossero adottate d’intesa con l’opposizione. Saprà il PD smarcarsi definitivamente dal populismo dipietrista e soprattutto da sterili sentimenti giustizialisti? Forse le ultime vicende potrebbero favorire un cambiamento di rotta in quella parte della sinistra che per molto tempo ha voluto demonizzare il garantismo, valore che a questo punto dovrebbe riabilitare, e non solo per opportunismo, senza lasciarlo nelle sole mani di Berlusconi, che, a torto o a ragione, in materia di giustizia appare al di sotto di ogni sospetto. Fermo restando il sempre valido e quanto mai attuale insegnamento del brano di apertura di questo topic: i capipopolo non fanno vera politica.
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Invii: 305 ~
Membro da: 28/02/2008 ~
UltimaVisita: 02/12/2009
Passa il tempo, la memoria non sempre ci accompagna,i fatti a cui abbiamo assistito ieri non ci sembrano più quelli che ci raccontano oggi. Mi pareva di ricordare che davanti al tribunale di Milano,ai tempi di tangentopoli, stazionavono i militanti di A.N. della Lega .Il consenso degli italiani ai giudici milanesi era unanime.Il Procuratore Generale Borelli, non era un comunista nè un capo popolo.Non c'è mai stato un disegno del potere giudiziario di sostituirsi al potere politico,è invece vero che esisteva un potere politico corrotto e corruttore che le indagini della magistratura avevano provveduto a far emergere.Personalmente ho trovato sempre risibile l'atteggiamento di chi scoperto a rubare ,condannato con condanna passata in giudicato,si proclami vittima perchè "così fan tutti".Se ragiono in questo modo sono un giustizialista?La riforma del sistema giudiziario italiano è necessaria nel senso di una sua maggiore efficienza,la durata dei processi non è compatibile con il concetto stesso di giustizia.La mia preoccupazione però è che si voglia la riforma per sottomettere la magistratura al potere esecutivo, stravolgendo così la Costituzione, che si basa sulla divisione e indipendenza dei poteri.Chi ruba è un ladro!!!che sia di destra,di sinistra o di centro.
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Invii: 36 ~
Membro da: 15/11/2008 ~
UltimaVisita: 03/12/2010
“Purtroppo anche nella vita dei partiti molto spesso è difficile individuare, prevenire, tagliare aree infette sia per la impossibilità oggettiva di un controllo adeguato, sia talvolta per l’esistenza ed il prevalere di logiche perverse. E così all’ombra di un finanziamento irregolare ai partiti e, ripeto, al sistema politico, fioriscono e si intrecciano casi di corruzione e di concussione, che come tali vanno definiti, trattati, provati e giudicati. E tuttavia, d’altra parte, ciò che bisogna dire e che tutti sanno del resto, è che buona parte del finanziamento politico è irregolare od illegale. I partiti, specie quelli che contano su apparati grandi, medi o piccoli, giornali, attività propagandistiche, promozionali e associative, e con essi molte e varie strutture politiche operative, hanno ricorso e ricorrono all’uso di risorse aggiuntive in forma irregolare od illegale. Se gran parte di questa materia deve essere considerata materia puramente criminale allora gran parte del sistema sarebbe un sistema criminale. Non credo che ci sia nessuno in quest’aula, responsabile politico di organizzazioni importanti che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo: presto o tardi i fatti si incaricherebbero di dichiararlo spergiuro. E del resto andando alla ricerca dei fatti, si è dimostrato e si dimostrerà che tante sorprese non sono in realtà mai state tali. Per esempio, nella materia tanto scottante dei finanziamenti dall’estero sarebbe solo il caso di ripetere l’arcinoto “tutti sapevano e nessuno parlava”. Un finanziamento irregolare ed illegale al sistema politico, per quanto reazioni e giudizi negativi possa comportare e per quante degenerazioni possa aver generato non è e non può essere considerato ed utilizzato da nessuno come un esplosivo per far saltare un sistema, per delegittimare una classe politica, per creare un clima nel quale di certo non possono nascere né le correzioni che si impongono né un’opera di risanamento efficace ma solo la disgregazione e l’avventura”.
Come dice Grilloparlante passa il tempo e la memoria non sempre ci accompagna. Per cui è utile leggersi qualche documento dell’epoca, meglio ancora se ufficiale. Quanto sopra riportato è uno stralcio del discorso di Bettino Craxi alla Camera dei Deputati del 3 luglio 1992. Mi sembra che non volesse assolvere il sistema di corruzione, giustificandolo con il fatto che “così fan tutti”. Ma al contrario scuotere le coscienze di tutti i deputati invitandoli a riconoscere che tutti i partiti grandi e piccoli erano coinvolti in quel sistema che ne garantiva il finanziamento e quindi la sussistenza e attuare l’indispensabile opera di risanamento per evitare la delegittimazione della classe politica. Nessuno si alzò per smentire quanto affermato da Craxi. Ma nessuno fece nulla per risanare la politica, né allora né dopo. Oggi dopo 16 anni sembra che qualcosa voglia farla il Pd. Non vorrei che fosse troppo tardi, perchè troppo compromessa l’immagine della classe politica, soprattutto di questo partito, per colpe proprie e di un “alleato” come Di Pietro la cui opera di proselitismo si basa sull’antipolitica, la demagogia, il populismo ed il giustizialismo. Quanto alla giustizia e al giustizialismo ricordo che ai tempi di tangentopoli vi fu un uso disinvolto della carcerazione preventiva. Fu processata gran parte della classe politica, non tutta. Alla fine, e con i noti tempi biblici della giustizia italiana, qualcuno venne condannato, ma tantissimi furono assolti. E’ vero che all’epoca l’allora Msi (e successivamente An) e la Lega plaudivano alle inchieste della magistratura (con tanto di cappio esibito in Parlamento). Non so dire se il consenso degli italiani ai giudici milanesi fosse unanime. Di sicuro alcuni partiti trovarono utile e conveniente esprimere sostegno nei confronti della magistratura, nonostante i metodi non sempre ortodossi utilizzati: e la neonata Forza Italia non fu da meno, anzi Berlusconi tentò di tirare dentro Di Pietro offrendogli se non sbaglio l’incarico di ministro. Ma si trattava di scelte opportunistiche. Uguali a quelle dell’allora Pci-Pds, partito nel quale il sentimento giustizialista si dimostrò ancora più forte di quello presente in altre forze politiche “naturalmente” forcaiole, come la destra estrema dell’allora Msi (non dimentichiamo che negli anni settanta Almirante proponeva di introdurre la pena di morte), o la Lega. Di certo il Pci-Pds, nonostante avesse governato in numerose realtà locali, prendendo parte a quel sistema perverso al pari degli altri partiti, uscì indenne da tangentopoli. La questione giustizia ha poi tenuto banco per oltre un decennio, è stata utilizzata strumentalmente sia dalla destra che dalla sinistra, ma nelle varie legislature non si è mai riusciti ad adottare una riforma organica della giustizia per risolvere i tanti problemi, non solo quello della durata dei processi, civili e penali, ma anche quelli della efficienza, professionalità e responsabilità dei magistrati, del rispetto del segreto istruttorio, dell’uso delle intercettazioni, della parità tra accusa e difesa; non ultimo quello della individuazione di un punto di equilibrio tra il potere giudiziario, esecutivo e legislativo. E chi ha solo pensato di mettere mano ad una riforma (ieri il ministro Mastella) o a dichiararsi disponibile a dialogare per una riforma (oggi il Pd), si è dapprima inimicato Di Pietro e poi si è trovato sotto inchiesta: semplici coincidenze?
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UltimaVisita: 02/12/2009
la politica, è vero, è l'arte del compromesso. Ad ogni costo? Non credo proprio. La Politica (maiuscola iniziale) non è questa cosa che ci stanno propinando un vero governo fatto da persone veramente di destra, eredi della P2 e del golpismo, e da un'opposizione che vera non è proprio perchè non coesa. il PD è nato pochi mesi fa con clamorose primarie, è stato partorito e si è trovato ad affrontare in modo bizzarro e incolncludente una corsa da solo, ed ora, pochi mesi dopo il parto, ci viene e adire "dobbiamo rinnovarci". Qualcosa non funziona veramente. Costruiamo una casa e appena ci andiamo dentro decidiamo di rifare i serramenti e i pavimenti.... Evidentemente il bimbo è nato vecchio, anzi, decrepito. Prova ne sia il comitatone dei 2400 liquidato in poche battute dal somo capo che dice "bene, ora siamo solo 200". Ma questo è quel che passa il convento. La sinistra si è autoestinta in un'apoteosi di "separazione consensuale", di voglia di farcela a superare il misero 5%. Ed ora ci si accinge a consegnare le amministrazioni locali nella quasi totalità in mano alle destre. Di Pietro rastrella consensi dal PD e dalla sinistra solo perchè è un uomo di destra che parla alla sinistra. O forse perchè è l'unico a parlare italiano, pur nella "Barbesca" strage di congiuntivi. Questo è tutto ma nulla a che fare ha con la Politica (maiuscola). Il governo della cosa pubblica minato da conflitti di interessi, da magistratura che inquisisce. Nessuno è colpevole fino a prova contraria. resto fedele a questo principio, però permettetemi di dire che il problema esiste, piccolo o grande che sia. Ho la netta convinzione che serva un repulisti generale e generazionale, e che debba partirew dal basso. A sinistra soprattutto, perchè la destra sa fare bene le cose di destra. Fanno tenerezza i ragazzi che hanno affollato le primarie del PD per venire scaricati alla prima occasione proprio come dice Brenno "lasciate fare a noi". Purtroppo questo eccesso di suppponenza ci ha portato ad un vero e proprio tramonto della democrazia prima, seconda e terza. Ora siamo nelle mani peggiori che un popolo si possa meritare. Ci fanno passare come emergenza i rom, salvo tacere sulle morti sul lavoro. Ci fanno temere le prostitute straniere salvo non dire che la vera emergenza sono i soffitti delle scuole che ammazzano un ragazzo a Torino e ne feriscono altri a Biella. Mettono per le strade un pò di soldati addestrati ad altro facendo una cortina di fumo negli occhi. Mentre il PD a livello locale ci mette tre mesi ad organizzare una manifestazione contro la criminalità, quella vera. Questa non è la Politica. Il bel governo della cosa pubblica, il saper amministrare apparteneva ad altre generazioni, quelle che, oltre sapere di cinema, sapevano anche di filosofia, e di economia. Forse il problema reale e vero è che pare non esserci alternativa a questo governo, perchè il magior partito di opposizione non ha idee chiare in materia di laicità dello stato, di federalismo, di globalizzazione e via dicendo. Perchè è nato dalla fusione di anime talmente distanti fra loro da far vedere una netta incapacità di sintesi. e se mancano i fondamentali "chi siamo e dove vogliamo andare", la Politica rimarrà altra cosa.
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voglio riportare a galla questa discussione, mi dispiace che cada nel dimenticatoio...specie di questi tempi! riquoto il passo di dicearco a suo tempo riportato da busehexe che non ringrazierò mai abbastanza per averlo trovato:
Citazione:
"La politica non consiste in tenere una carica, in assumere un’ambasceria, in affannarsi a parlare e scrivere per raggiungere la tribuna degli oratori. Questo crede il popolo che sia la politica, e pensa altresì che la filosofia consista nel tener cattedra e pubblicare i corsi delle proprie lezioni. […] Orbene la filosofia è stretta parente della politica, e Socrate non fece costruire dei banchi né sedette in cattedra e non fissò per i suoi amici un’ora determinata di una sua conferenza o lezione, ma faceva filosofia alla buona, scherzando, bevendo, in campagna o al mercato, e finì col farsi imprigionare e avvelenare; egli per primo dimostrando così che la filosofia abbraccia tutt’intera la vita di un uomo, nelle sue varie esperienze e attività. E però io credo che la medesima cosa possa dirsi della politica, giacché gli stolti, siano essi strateghi, burocrati od oratori, non fanno vera politica, ma o si mostrano in pubblico col codazzo dei propri clienti, o tengono concioni, o fanno i capipopolo, o prestano a forza la propria opera. Politica invece fa chi è socievole e umano e vuole il bene della sua città, e se ne prende cura per davvero, anche se non veste la montura, eccitando i competenti al governo, e guidando chi ha bisogno, e incutendo pudore agli scellerati […] e non va, no, a teatro o al senato per farsi ammirar seduto nei primi posti, ma va dove più gli piace per ascoltare e vedere, e anche se non è presente col suo corpo egli è sempre presente col suo giudizio." (Dicearco di Messina, IV secolo a.C.)
Originariamente inviato da busehexe - 16/03/2008 : 18:21:22
e da wikipedia:
Citazione:
« L'uomo è per natura un animale politico » (Aristotele, Politica)
Secondo un'antica definizione scolastica, la politica è l'Arte di governare le società. Il termine, di derivazione greca (da polis "#960;#972;#955;#953;#962;", città), si applica tanto alla attività di coloro che si trovano a governare (per scelta popolare in democrazia, o per altre ragioni in altri sistemi), quanto al confronto ideale finalizzato all'accesso all'attività di governo o di opposizione.
Definizioni
Volendo tentare una definizione potremmo dire che la politica (dal greco #960;#959;#955;#953;#964;#953;#954;#959;#962;,politikós) è quell'attività umana, che si esplica in una collettività, il cui fine ultimo - da attuarsi mediante la conquista e il mantenimento del potere - è incidere sulla distribuzione delle risorse materiali e immateriali, perseguendo l'interesse di un soggetto, sia esso un individuo o un gruppo. La prima definizione risale ad Aristotele ed è legata al termine "polis", che in greco significa la città, la comunità dei cittadini; politica, secondo il filosofo Ateniese, significava l'amministrazione della "polis" per il bene di tutti, la determinazione di uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini partecipano. Altre definizioni, che si basano su aspetti peculiari della politica, sono state date da numerosi teorici: per Max Weber la politica non è che aspirazione al potere e monopolio legittimo dell'uso della forza; per David Easton essa è la allocazione di valori imperativi (cioè di decisioni) nell'ambito di una comunità; per Giovanni Sartori la politica è la sfera delle decisioni collettive sovrane.
ho voluto grassettare alcune parti proprio per sottolineare quanto siamo lontani da questo modo di intendere la politica (naturalmente e purtroppo non parlo solo di gallipoli...). tutto si riduce all'insulto, alla denigrazione dell'avversario, spesso anche falsa! tutto si riduce al possesso del potere allo scopo di sistemare le proprie questioni private! piano piano i cittadini sono stati deliberatamente estromessi dalle decisioni, siamo giunti ad avere una legge elettorale per la quale i cittadini non eleggono liberamente i propri rappresentanti che gli vengono, invece, imposti dall'alto. Ecco quindi, che in una situazione del genere, ci ritroviamo a dover scegliere quello che pensiamo sia il meno peggio. Ecco che, in tale situazione, ci ritroviamo a dover scegliere, quali rappresentanti, non coloro che effettivamente hanno il senso della civitas ma chi, dotato di denaro, riesce a raccogliere a proprio favore la maggioranza dei voti necessari ad essere eletto in virtù di benefici economici e/o promesse concessi ai potenziali votanti. è innegabile che buona parte delle colpe sia da attribuire a chi, accettando tali favori, (s)vende la propria dignità e il proprio diritto ad essere rappresentato adeguatamente; conseguenza di ciò è l'estromissione dei cittadini dalle decisioni, non solo di chi si è prestato a tale mercimonio ma anche di chi, non piegandosi, rappresenta la minoranza e quindi non può né riesce a combattere questo stato di cose. Piano piano si è instillata la certezza che le decisioni devono essere fatte in tutt'altro luogo che le piazze e le assemblee; i politici si sono sempre più convinti di rappresentare una categoria fuori da ogni regola e al di sopra di tutto. assistiamo, così impotenti, a deliri di onnipotenza e a capricci arroganti di chi, dimentico di essere al servizio dei cittadini, si è convinto di essere l'unto del signore! ma la colpa è nostra, solo nostra, di noi cittadini che ci siamo (s)venduti per un piatto di lenticchie, di noi che continuamente vediamo calpestati i nostri diritti proprio da chi, invece, dovrebbe difenderci... Forse sarebbe ora di riflettere a fondo su questa storia...vogliamo veramente continuare ad essere solo ed esclusivamente i burattini di qualcuno che, magari, non riesce neppure a mettere insieme due parole di italiano?
__________________________________________ Posso resistere a tutto ma non alle tentazioni Illustre conforumiano
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Politica? Ma cari amici pensate ancora a parlare di politica?Ormai stiamo assistendo alla mortificazione e successivamente alla morte di essa. Ciò avviene in qualsiasi schieramento,da destra e da sinistra ed a qualsiasi livello. L'unico scopo è quello di alzare la voce,di ricoprirsi di arroganza,non per garantire diritti ed aspettative dell'elettorato ma per ribadire sempre con maggior forza le proprie poltrone e le proprie postazioni. Infame chi pensa che mi sto riferendo alla politica locale!!!! Basta aprire oggi il Quotidiano ma anche la Gazzetta o Paese Nuovo per vedere ad esempio lo scenario provinciale e regionale. Per non parlare della tanto sbandierata "questione morale" di cui tanto si parla da ambo le "parti" a livello nazionale. Basta non essere accontentati su qualcosa che subito si minaccia di formare nuovi gruppi ,nuove coalizioni per il bene di chi............ma naturalmente di se stessi. Mi sarebbe piaciuto di più che queste minacce fossero scaturite ad esempio per il cattivo comportamento del governo centrale nei confronti degli olivocultori puglesi o per l'isolamento che la puglia ed il salento stanno avendo per la "famosa"vicenda alitalia!!!!! Ma questi non sono problemi che interessano a nessuno. Vorrei solo sapere cosa ,con il passare del tempo,ci spetta di peggio o quale sarà il peggio.
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Lo dice il saggio: "La politica non è solo la scienza del compromesso, ma anche l’arte di maneggiare il letame senza sporcarsi." E Di Pietro cosa ne pensa, dopo aver assistito ad una lunghissima sfilata di maneggiatori passati in lavatrice, oggi tutti riciclati con la fedina pulita?
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E' un argomento così ricco di spunti quello della politica, che non basterebbero secoli per mettere d'accordo i vari pensatori e filosofi antichi e contemporanei. Noi poveri mortali cosa possiamo esprimere più di quanto i nostri predecessori non hanno elaborato? Sforzandoci di cogliere qualche spunto, possiamo solo fotografare il presente e ci rendiamo subito conto che il paragone con il passato anche recente, non ci aiuta a comprendere con quanta velocità la politica ha viaggiato negli ultimi anni, tanto da lasciarci disarmati rispetto a tale processo. E' vero, non esiste più la politica di un tempo, quella dei cittadini, quella dei lavoratori, dei professionisti, degli artigiani, dei padri di famiglia, dei giovani, che crescevano sotto la guida di una scuola politica, magari di partito, ma che insegnava loro una disciplina, un modo di rapportarsi con il prossimo, un metodo per crescere attraverso la gavetta, per raggiungere infine il traguardo tanto ambito: divenire classe dirigente del futuro. Classe dirigente ai più potrebbe sembrare una parola troppo impegnativa, ma la classe dirigente di un paese democratico è rappresentata da tutti quei cittadini che sono impegnati a vario titolo nelle istituzioni, negli uffici pubblici, nei sindacati, nelle banche, nelle aziende, nel mondo delle professioni. Tutti abbiamo il diritto/dovere di svolgere al meglio il ruolo che rivestiamo, cercando di fare ciò con senso di equlibrio e di rispetto verso il prossimo. Ma se vogliamo essere una classe dirigente che ambisce a fare il salto di qualità, allora dobbiamo osservare un principio costituzionale fondamentale: quello della solidarietà sociale. E' attraverso questo grande valore che si costruisce un vero paese, se non c'è solidarietà tra i popoli, non c'è pace, non c'è serenità e speranza in un futuro migliore. La mia potrà sembrare una provocazione, ma è realmente ciò che penso: per costruire la gallipoli del domani, c'è bisogno della partecipazione di tutti, nessuno escluso. La cultura del sospetto, dell'inganno, viene alimentata proprio dall'assenza di solidarietà tra i gallipolini: siamo alla continua ricerca di un colpevole da mandare alla forca, siamo dei piagnoni, non ci va bene mai niente, ma nello stesso tempo ci vogliamo sentire protagonisti e alla prima occasione saliamo subito in cattedra a giudicare questo o quel soggetto. Cerchiamo invece di essere motore di sviluppo per la nostra comunità attraverso la collaborazione, attraverso la condivisione e l'aiuto reciproco; mettiamoci alle spalle tutti i risentimenti, più o meno giustificati, i rancori verso questo o quel personaggio, la storia ci ha insegnato che i grandi traguardi sono stati raggiunti con l'unione delle menti e non con le dilanianti divisioni. Gallipoli è stata e sarà madre fertile di figli forti, coriacei, testardi, ma anche orgogliosi, acculturati, amanti fino al'inimmaginabile del proprio paese e ad esso legati da una grande passione. Facciamo tesoro di questa grande ricchezza! Non disperdiamola in inutili polemiche fratricide e mettiamoci tutti insieme al lavoro, per mandare avanti il grande cantiere. Lasciamo perdere i proclami, le bandiere, le invidie, il pettegolezzo e dedichiamoci al benessere collettivo: solo così a mio modesto avviso si potrà veramente progredire in questa città, sforzandoci di promuovere occasioni d'incontro, di confronto sereno, per conoscere i nostri pregi e i nostri limiti, per migliorare la nostra esistenza e di quelli che verranno, per essere una vera comunità, una classe dirigente vera per Gallipoli.
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Se questa non è utopia? E' fin troppo facile caro Liaci, parlare di condivisione di idee, di amori e tutte le belle parole che hai elencato, quando come nel caso della maggiorparte dei chiamati ad amministrare questa splendita città,c'è la tranquillità che scaturisce dal "tantu nui stamu appustu..e ci 'nde tocca", perchè come sai, o entrando dalla porta, o dalla finestra, bene o male qualche incarichino esce sempre. Ti posso garantire che tutt'altro stato d'animo ha chi invece sta a guardare, in attesa che succeda qualcosa che mai succederà. Basta guardarsi intorno, Gallipoli non è ferma a vent'anni fà, ma è sprofondata in una squallida,terrificante arretratezza.Come pretendi quindi che si dica bravi, continuate così e tutto sarà più bello di adesso.Non è questione di invidia o voler contestare tutto quello che l'amministrazione comunale fà, qui si si tratta prima di tutto di capire che cosa i nostri amministratori hanno fatto, cosa stanno facendo e cosa hanno intenzione di fare. Dopodichè si può condividere o criticare. Però, per favore, fateci vedere che avete qualche buona intenzione.
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In sintesi Liaci promette, si auspica o sogna quasi romanticamente: “Per costruire la Gallipoli del domani, c'è bisogno della partecipazione di tutti, nessuno escluso, senso di equilibrio e di rispetto verso il prossimo, solidarietà sociale, collaborazione, condivisione, aiuto reciproco, unione delle menti; mettiamoci allora tutti insieme al lavoro, per mandare avanti il grande cantiere, dedichiamoci al benessere collettivo per essere una vera comunità.” Quanto tempo si dovrebbe spendere per contestare punto per punto questo proclama che contrasta con la realtà effettuale! Stupendo testamento politico, dunque, ricco di buone e belle intenzioni, oggi solo sulla carta da verificare poi nel lavoro quotidiano di politico ma soprattutto all’interno dei lavori del consiglio comunale e delle commissioni, anche in relazione al dialogo sereno, democratico, proficuo che si instaurerà con la parte avversa degli oppositori che non possono essere proprio degli ottusi sprovveduti o strumentali provocatori ed anzi è pure possibile che qualche cosa la sappiano ogni tanto e in qualche argomento suggerire per il benessere collettivo di una città mortificata da chi governa. O no? Caro Liaci, il tuo assunto è frutto di pura utopia o di propaganda elettorale? I fatti, come tu sai e vedi e che confermi, son ben altra cosa. Tu sei un amministratore della tua città, mi dicono, da più anni e non puoi disconoscere che, se ci sono delle disfunzioni e delle lagnanze ad ogni livello, la colpa è anche tua né puoi accusare chi non ce l’ha o chi non può in alcun modo offrire la sua partecipazione che voi sistematicamente negate. La realtà che tu insegui si potrà constatare alla fine del tuo mandato. Per il momento, stando così le cose, non puoi dare torto al rammarico espresso anche dall’amico suonatore, condiviso peraltro da non pochi gallipolini e forestieri tutti quanti sconcertati dall'evidenza che si ostina a perdurare. Staremo a vedere.
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E' un argomento così ricco di spunti quello della politica, che non basterebbero secoli per mettere d'accordo i vari pensatori e filosofi antichi e contemporanei. Noi poveri mortali cosa possiamo esprimere più di quanto i nostri predecessori non hanno elaborato? Sforzandoci di cogliere qualche spunto, possiamo solo fotografare il presente e ci rendiamo subito conto che il paragone con il passato anche recente, non ci aiuta a comprendere con quanta velocità la politica ha viaggiato negli ultimi anni, tanto da lasciarci disarmati rispetto a tale processo. E' vero, non esiste più la politica di un tempo, quella dei cittadini, quella dei lavoratori, dei professionisti, degli artigiani, dei padri di famiglia, dei giovani, che crescevano sotto la guida di una scuola politica, magari di partito, ma che insegnava loro una disciplina, un modo di rapportarsi con il prossimo, un metodo per crescere attraverso la gavetta, per raggiungere infine il traguardo tanto ambito: divenire classe dirigente del futuro. Classe dirigente ai più potrebbe sembrare una parola troppo impegnativa, ma la classe dirigente di un paese democratico è rappresentata da tutti quei cittadini che sono impegnati a vario titolo nelle istituzioni, negli uffici pubblici, nei sindacati, nelle banche, nelle aziende, nel mondo delle professioni. Tutti abbiamo il diritto/dovere di svolgere al meglio il ruolo che rivestiamo, cercando di fare ciò con senso di equlibrio e di rispetto verso il prossimo. Ma se vogliamo essere una classe dirigente che ambisce a fare il salto di qualità, allora dobbiamo osservare un principio costituzionale fondamentale: quello della solidarietà sociale. E' attraverso questo grande valore che si costruisce un vero paese, se non c'è solidarietà tra i popoli, non c'è pace, non c'è serenità e speranza in un futuro migliore. La mia potrà sembrare una provocazione, ma è realmente ciò che penso: per costruire la gallipoli del domani, c'è bisogno della partecipazione di tutti, nessuno escluso. La cultura del sospetto, dell'inganno, viene alimentata proprio dall'assenza di solidarietà tra i gallipolini: siamo alla continua ricerca di un colpevole da mandare alla forca, siamo dei piagnoni, non ci va bene mai niente, ma nello stesso tempo ci vogliamo sentire protagonisti e alla prima occasione saliamo subito in cattedra a giudicare questo o quel soggetto. Cerchiamo invece di essere motore di sviluppo per la nostra comunità attraverso la collaborazione, attraverso la condivisione e l'aiuto reciproco; mettiamoci alle spalle tutti i risentimenti, più o meno giustificati, i rancori verso questo o quel personaggio, la storia ci ha insegnato che i grandi traguardi sono stati raggiunti con l'unione delle menti e non con le dilanianti divisioni. Gallipoli è stata e sarà madre fertile di figli forti, coriacei, testardi, ma anche orgogliosi, acculturati, amanti fino al'inimmaginabile del proprio paese e ad esso legati da una grande passione. Facciamo tesoro di questa grande ricchezza! Non disperdiamola in inutili polemiche fratricide e mettiamoci tutti insieme al lavoro, per mandare avanti il grande cantiere. Lasciamo perdere i proclami, le bandiere, le invidie, il pettegolezzo e dedichiamoci al benessere collettivo: solo così a mio modesto avviso si potrà veramente progredire in questa città, sforzandoci di promuovere occasioni d'incontro, di confronto sereno, per conoscere i nostri pregi e i nostri limiti, per migliorare la nostra esistenza e di quelli che verranno, per essere una vera comunità, una classe dirigente vera per Gallipoli.
Originariamente inviato da emanuele liaci - 17/01/2009 : 16:38:27
_____________________ Dio ci ha dato due orecchie, ma soltanto una bocca, proprio per ascoltare il doppio e parlare la metà. epitteto
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LUPO DI MARE, sei stato stato di una chiarezza indescrivibile. Senza spendere una sola parola, hai dimostrato quella che è la situazione gallipolina a tutti i livelli, da ...bbbwwwoooouuuhhhh!!!!
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L'intervento del Consigliere Liaci mi lascia sconcertato. Forse non si è accorto che questa Amministrazione ha prodotto il NULLA: non vi sono iniziative qualificanti per lo sviluppo del paese, proposte su cui discutere, aspirazioni serie ad eccezione di assunzioni di comodo e senza selezioni, che possano portare a" condividere, collaborare, aiutarsi reciprocamente" come auspica Liaci. Non c'è un'idea su cui ci si possa dividere ma neanche per unirsi. Ci si unisce o ci si divide su di un qualcosa non sul nulla. E a Gallipoli questa Amministrazione Comunale come le precedenti Barba e Venneri non ha neanche un'idea su cui poggiare l'appello di Liaci. Ecco perchè, e mi dispiace, considero l'appello gratuito ipocrita e demagogico.
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Che retorica! Che passione! Che impegno politico! Che concretezza!
Che cujunate!
L'intervento del Consigliiere Liaci ha il sapore della presa per i fondelli; del beffardo "cujunare" l'interlocutore (noi tutti del forum, o forse la maggior parte) con la convinzione che noi si viva su Marte e non su Gallipoli e dintorni, "ca simu gente ca scinde te la muntagna"
E la memoria corre indietro nel tempo quando in tv, al TG, comparivano i vari Andreotti, Fanfani e Forlani, tutti buoni e bravi democristiani, che in occasione delle cicliche crisi di governo, dei rimpasti semestrali e dei valzer di poltrone, anestetizzavano le masse perplesse ed incredule con la retorica buonista e conciliante.
Di li a poco arrivarono i governi balneari e da li in poi l'Italia smise di muoversi.
Si si, ne fara' molta di strada gallipoli con questi soggetti a Palazzo Balsamo. Liaci come Obama "ies ui chen!"
Asciuga save fummacatu!
Modificato da - asciuga-palloni on 18/01/2009 13:12:33
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Cicerone,Obama ma a chi lo vuoi paragonare l'utopista Liaci? Spero solo che non faccia spendere, così come ha fatto Obama ,tutti quei soldi per feste e concerti.
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Amico Libero, hai colto nel segno. Di sicuro non posso perpettersi il lusso di spendere in festini e ricevimenti vari, ma si possono sempre inventare la realizzazine di qualche parco da aggiungere agli altri, che come ben sappiamo, sono attrezzati di tutto punto, curati nei minimi particolari e quindi godibilissimi da tutta la cittadinanza. Tranquillo caro Liaci, la mia non è una critica, anzi è un incitamento a continuare sulla stessa strada. Complimenti! Mi è capitato per caso di leggere l'articolo su Lecceprima: http://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=12373
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Come sostiene qualcuno(ed io sono d'accordo) la politica è una necessità della società al fine di ordinare il conflitto,nel senso di mantenerlo entro limiti non distruttivi. E il conflitto è sempre scontro di valori contrapposti,anche se è pure vero, che a tali valori si associano sempre degli interessi, altrimenti sarebbero puro astrattismo.Ma questi interessi non possono in alcun modo eliminare i valori a cui si accompagnono, senza ridurre la politica a puro mercato, ad arricchimento personale.Come rilevato da Carl Schmitt fin dagli anni trenta, democrazia e liberalismo non sono correnti di pensiero equivalenti,indipendentemente della scelta personale tra un sistema e l'altro,va comunque rimarcata la distinzione. La democrazia è una ideologia dell'uguaglianza,il liberalismo della differenza, libertà e autonomia dell'individuo sono potenzialmente in contrasto con l'uguaglianza.Questo per dire che un politico in carriera come Liaci non può limitarsi a generici appelli alla solidarietà sociale e al vogliamoci bene, ma deve dare risposte al cameriere stagionale gallipolino assunto regolarmente in nero,pagato con stipendio da fame, con orario di lavoro continuato e si azzardi a protestare, non troverà più lavoro a Gallipoli.
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