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Spedito - 31/05/2003 : 22:40:30
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E' tratto da La Repubblica on-line di oggi!!! (31 maggio 2003) Leggete, conviene
"Così ho dato alla caccia a chi scambia file sul Web" di MARCO MENSURATI
MILANO - "Ok, pubblicate pure il mio nome e cognome, ma per carità non il nickname. Se mi scoprono nelle comunità on-line bruciamo le indagini e poi dobbiamo ricominciare tutto da capo". Il maresciallo del Nucleo Provinciale della guardia di Finanza di Milano, Davide D'Agostino è uno degli uomini che da un paio di anni indagano sui vari fronti della pirateria on-line.
È lui l'uomo chiave dell'inchiesta sui tremila italiani accusati di violazione dei diritti d'autore per aver scaricato, dai siti specializzati, file musicali mp3, film, e software. Sa benissimo che il suo ruolo - da quando è passata la legge che punisce anche i semplici downloader, quelli che scaricano dalla rete - è uno dei più impopolari del web. E sa benissimo anche che, per tutta la giornata di ieri, quasi tutti i siti di informazione che riportavano la notizia dell'indagine sono stati intasati da messaggi di protesta, di commento e di preoccupazione lanciati dagli utenti. Ed è forse per questo che il suo tono sembra un po' dispiaciuto. "Ma d'altronde - dice rassegnato - questa è la legge e noi non potevamo fare altro".
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Maresciallo cosa è cambiato con questa legge? "È cambiato che adesso non è più punito solamente il commercio ma anche il semplice scambio di materiale coperto dai diritti d'autore. Molti dicono che si sia trattato di una legge voluta dalle case discografiche, ma a noi questo non deve interessare".
Quali sono le conseguenze dirette di questa innovazione? "Che, in teoria, possono rispondere penalmente, tutti gli utenti che si scambiano una canzone scaricata da Internet".
In teoria? "Si, in teoria. Perché in pratica, quelli che si scambiano musica on line sono troppi. Alla fine sarà impossibile perseguirli".
Ma voi lo avete fatto... "Dell'indagine che è ancora in corso io non posso parlare. Però stiamo facendo riferimento a unità di grandezza decisamente diverse".
Comunque la possibilità tecnica di identificare un per uno tutti quelli che scambiano mp3 sulla Rete esiste. "Sì, esiste. Ma come dicevo solo in teoria. Tutti gli utenti di Kkazaa e di Morpheus lasciano tracce. Anzi, ad essere precisi, tutti gli utenti della Rete lasciano tracce. Tracce che durano a lungo, anche due anni. Qualsiasi cosa fai sulla rete rimane in qualche memoria".
Quali sono le caratteristiche di un'inchiesta di questo tipo? "Sono indagini in continua evoluzione, come del resto le tecniche utilizzate da chi commette reati on-line. Un tempo si trovavano i siti su cui venivano promossi i prodotti vietati. Le richieste arrivavano via e-mail, e il prodotto partiva per contrassegno postale. Oggi c'è il peer to peer, due computer che si collegano tra di loro e il gioco è fatto".
Come si fa una ciber inchiesta? "Si parte dai motori di ricerca. Da Google, per esempio o da Altavista. Si cercano newsgroup (gruppi di conversazione) a tema, ci si infiltra coprendo la propria identità dietro nickname credibili. E si cercano spunti investigativi, come siti sospetti e indirizzi e-mail".
Poi? "Poi si torna al tradizionale: si risale al nome del gestore del sito e gli si fa una perquisizione. A quel punto si entra in possesso degli indirizzi e-mail dei clienti e dei fornitori. In qualche caso è necessario intercettare, di solito basta seguirlo sulla rete e vedere come si comporta e che tipo di attività svolge, la mole del traffico dati. In questi mesi ho visto di tutto: gente che sull'hard disk aveva 120 giga di mp3: che vuol dire circa 25mila brani".
Che gente era? "Studenti, impiegati, professionisti, gente comune neanche tanto esperta di Internet che mai avrebbe pensato di finire nei guai per qualche canzone".
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