I miei occhi giacciono in fondo al mare nel cuore delle alghe e dei coralli. (Peppino Impastato)
Quando si ha la ventura di superare i 55 anni si vede il mondo con occhi diversi. Le cose, le persone, gli avvenimenti sono dipinti dei colori dell’esperienza e della consapevolezza. E si ha un mondo dentro da raccontare a chi è più giovane. Un mondo fatto di errori e di stupendi accadimenti. In questo 2008 così pieno di ricorrenze ed anniversari ci si ricorda anche di quel ‘68 che qualcuno ha raccontato come una sciagura, altri come un momento formidabile. E’ stato tutto questo ed è stato nulla di ciò in realtà. Possiamo discuterne, possiamo litigare, ma non possiamo non ricordare, insieme ai fatti negativi, quella che è stata veramente la meglio gioventù di alcuni amici che hanno segnato quel tempo . E lo facciamo con la consapevolezza dell’importanza che hanno rappresentato per noi tutti. Oltre che per gli insegnamenti che ci hanno impartito. Non solo nichilismo, dunque, e non solo rincorsa di quel potere prima contestato. Anche e soprattutto, per molti, una coerenza portata, a volte, alle conseguenze più estreme. Ci sono date che rappresentano dei veri e propri spartiacque nella vita e nella storia. Così ricordiamo il 12 dicembre 1969 e le bombe esplose alla Banca Nazionale dell’agricoltura di Piazza Fontana a Milano come il giorno in cui il movimento studentesco perse l’innocenza e venne proiettato nel “mondo dei grandi” forse senza ben capire gli accadimenti. Come il 5 maggio 1978 segnò definitivamente un’altra epoca. L’assassinio di Aldo Moro trovato in un bagagliaio è stato per molti la definitiva resa della “politica bella” e il definitivo ritorno al privato ormai non più politico. Ma nello stesso giorno quel bagagliaio oscurò un’altra morte. Degna di essere ricordata perché ci permette di vedere l’altra faccia della luna. Cyrano e la sua caparbia coerenza. (di cyrano scriverò in altro momento) Avrebbe compiuto 60 anni lo scorso gennaio Giuseppe (Peppino) Impastato. Trent’anni fa, il 9 maggio 1978 veniva però atrocemente assassinato dalla cosca mafiosa di Badalamenti. Il suo delitto rimarrà impunito fino all’11 aprile 2002, giorno della definitiva condanna all’ergastolo del mandante del suo assassinio. Giuseppe Impastato era figlio di un piccolo boss, legato al grande clan Badalamenti. Una sua zia sposò infatti il capo mafia Cesare Manzella, considerato uno dei creatori della strategia legata allo spaccio di droga come nuovo business. Peppino si avvicina alla politica ai tempi del liceo, in particolare milita nello PSIUP dove conosce Danilo Dolci ed avrà con lui un rapporto importante per la sua formazione politica futura. In una sua nota autobiografica scrive: "Arrivai alla politica nel lontano novembre del '65, su basi puramente emozionali: a partire cioè da una mia esigenza di reagire ad una condizione familiare ormai divenuta insostenibile. Mio padre, capo del piccolo clan e membro di un clan più vasto, con connotati ideologici tipici di una civiltà tardo-contadina e preindustriale, aveva concentrato tutti i suoi sforzi, sin dalla mia nascita, nel tentativo di impormi le sue scelte e il suo codice comportamentale. E' riuscito soltanto a tagliarmi ogni canale di comunicazione affettiva e compromettere definitivamente ogni possibilità di espansione lineare della mia soggettività. Approdai al PSIUP con la rabbia e la disperazione di chi, al tempo stesso, vuole rompere tutto e cerca protezione. Creammo un forte nucleo giovanile, fondammo un giornale e un movimento d'opinione, finimmo in tribunale e su tutti i giornali. Lasciai il PSIUP due anni dopo, quando d'autorità fu sciolta la Federazione Giovanile. Erano i tempi della rivoluzione culturale e del "Che". Il '68 mi prese quasi alla sprovvista. Partecipai disordinatamente alle lotte studentesche e alle prime occupazioni. Poi l'adesione, ancora una volta su un piano più emozionale che politico, alle tesi di uno dei tanti gruppi marxisti-leninisti, la Lega. Le lotte di Punta Raisi e lo straordinario movimento di massa che si è riusciti a costruirvi attorno. E' stato anche un periodo, delle dispute sul partito e sulla concezione e costruzione del partito: un momento di straordinario e affascinante processo di approfondimento teorico. Alla fine di quell'anno l'adesione ad uno dei due tronconi, quello maggioritario, del PCD'I ml.- il bisogno di un minimo di struttura organizzativa alle spalle (bisogno di protezione ), è stato molto forte. Passavo, con continuità ininterrotta da fasi di cupa disperazione a momenti di autentica esaltazione e capacità creativa: la costruzione di un vastissimo movimento d'opinione a livello giovanile, il proliferare delle sedi di partito nella zona, le prime esperienze di lotta di quartiere, stavano lì a dimostrarlo. Ma io mi allontanavo sempre più dalla realtà, diventava sempre più difficile stabilire un rapporto lineare col mondo esterno, mi racchiudevo sempre più in me stesso. Mi caratterizzava sempre più una grande paura di tutto e di tutti e al tempo stesso una voglia quasi incontrollabile di aprirmi e costruire. Da un mese all'altro, da una settimana all'altra, diventava sempre più difficile riconoscermi. Per giorni e giorni non parlavo con nessuno, poi ritornavo a gioire, a riproporre: vivevo in uno stato di incontrollabile schizofrenia. E mi beccai i primi ammonimenti e la prima sospensione dal partito. Fui anche trasferito in un altro posto a svolgere attività, ma non riuscii a resistere per più di una settimana: mi fu anche proposto di trasferirmi a Palermo, al Cantiere Navale: un pò di vicinanza con la Classe mi avrebbe giovato. Avevano ragione, ma rifiutai. Mi trascinai in seguito, per qualche mese, in preda all'alcool, sino alla primavera del '72 ( assassinio di Feltrinelli e campagna per le elezioni politiche anticipate ). Aderii, con l'entusiasmo che mi ha sempre caratterizzato, alla proposta del gruppo del "Manifesto": sentivo il bisogno di garanzie istituzionali: mi beccai soltanto la cocente delusione della sconfitta elettorale. Furono mesi di delusione e disimpegno: mi trovavo, di fatto, fuori dalla politica. Autunno '72. Inizia la sua attività il Circolo Ottobre a Palermo, vi aderisco e do il mio contributo. Mi avvicino a "Lotta Continua" e al suo processo di revisione critica delle precedenti posizioni spontaneistiche, particolarmente in rapporto ai consigli: una problematico che mi aveva particolarmente affascinato nelle tesi del "Manifesto" Conosco Mauro Rostagno : è un episodio centrale nella mia vita degli ultimi anni. Aderisco a "Lotta Continua" nell'estate del '73, partecipo a quasi tutte le riunioni di scuola-quadri dell'organizzazione, stringo sempre più o rapporti con Rostagno: rappresenta per me un compagno che mi dà garanzie e sicurezza: comincio ad aprirmi alle sue posizioni libertarie, mi avvicino alla problematica renudista. Si riparte con l'iniziativa politica a Cinisi, si apre una sede e si dà luogo a quella meravigliosa, anche se molto parziale, esperienza di organizzazione degli edili. L'inverno è freddo, la mia disperazione è tiepida. Parto militare: è quel periodo, peraltro molto breve, il termometro del mio stato emozionale: vivo 110 giorni di continuo stato di angoscia e in preda alla più incredibile mania di persecuzione " E’ del 75 la nascita del circolo culturale “MUSICA E CULTURA” che diventa punto di riferimento per i giovani di Cinisi. Nel 77 nasce RADIO OUT, autofinanziata, attraverso la quale inizia una campagna di informazione e satira contro la mafia locale. Nel 78 si candida alle elezioni comunali con Democrazia Proletaria. Organizza una mostra fotografica che denuncia le devastazioni del territorio fatte dalla mafia in campo immobiliare. Pochi giorni prima del voto viene trucidato. Il suo corpo è dilaniato da una carica di tritolo posta sui binari della linea ferrata Palermo-Trapani. Alcuni inquirenti, con una ineguagliabile abilità nelle indagini, cercano le prove di un possibile attentato compiuto dallo stesso Peppino e di cui sarebbe rimasto vittima. Non riuscendoci ripiegano su un suo possibile quanto eclatante suicidio. La verità, almeno questa volta, riesce ad emergere, anche se con i colpevoli ritardi di una giustizia sempre troppo lenta e spesso, come ai giorni nostri con la liberazione del figlio di Riina per decorrenza dei termini, con disarmante disprezzo della lotta alla criminalità. .
Bibliografia : Dieci anni di lotta contro la mafia - bollettino del Centro di documentazione Giuseppe Impastato - Palermo 1978 Accumulazione e cultura mafiose - bollettino a cura del Comitato di controinformazione "Peppino Impastato", di Radio Aut e del centro Felicia Bartolotta Impastato, La mafia in casa mia, a cura di Anna Puglisi e Umberto Santino, La Luna, Palermo 1986, 2000, 2003, € 9. Va chiesto al Centro Impastato o alla casa editrice La Luna: tel. 091.344403 U. Santino: L'antimafia difficile - Centro di documentazione G. Impastato - Palermo 1989 Amore non ne avremo (poesie di Peppino Impastato) a cura dei compagni di Peppino - Edizioni Ila Palma - Aprile 1990 Claudio Fava: 5 Delitti Imperfetti - Edizione Mondadori – 1994 Salvo Vitale, Nel cuore dei coralli. Peppino Impastato, una vita contro la mafia, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995, 2002, € 15,50. In libreria. Luciano Mirone: Gli Insabbiati - Castelvecchi - Roma 1999 pag. 120/150 Mario Capanna: L'Italia viva - Rizzoli 2000 - pag. 59/70 Umberto Santino: Storia del movimento antimafia - Editori Riuniti Roma 2000 pag. 235/238 M.T.Giordana, M. Zappelli, C. Fava: I cento passi - Feltrinelli 2001 Peppino Impastato: Anatomia di un depistaggio, Relazione della Commissione parlamentare antimafia presentata da Giovanni Russo Spena, Editori Riuniti, Roma 2001, 2006, € 14. In libreria Amore non ne avremo, poesie di Peppino Impastato, edizione Navarra, 2007 € 5