68ttino
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Spedito - 28/07/2008 : 13:50:33
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Ciao a tutti,seguo con interesse questo forum da molto tempo e così ho pensato di partecipare in modo più concreto,anche se confesso di non essere di gallipoli,anche se salentino. Mi sono registrato soprattutto perchè ho visto che qui (come del resto un po' ovunque) la "vita sociale" si svolge nei bar "take away" o al "juke box",che,per carità,apprezzo molto anch'io. Però credo che in un periodo come questo, con magistratura,stampa e informazione imbavagliate, la gente che vuole sapere abbia un solo strumento per farlo in modo libero e senza condizionamenti: il libro. Libro che non deve necessariamente trattare argomenti di stringente attualità, perchè secondo me anche le storie contenute in un classico o in un "qualsiasi" romanzo possano contribuire a far capire la società in cui viviamo. Per questo"apro" una biblioteca virtuale, in modo che ognuno,se lo vuole,può consigliare agli altri una lettura (anche per passare il tempo sotto l'ombrellone senza le solita settimana enigmistica) magari motivando la scelta.Buona lettura a tutti.
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Spedito - 28/07/2008 : 13:54:58
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Benvenuto a 68ttino ..... (mi piacerebbe sapere se di nascita, come me, oppure "per vissuto" .....)
E' verò, la biblioteca virtuale mancava. Bella l'iniziativa e avanti con i suggerimenti alla lettura.
Buon forum a te, nuovo iscritto.
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Spedito - 28/07/2008 : 15:40:13
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bravo 68ttino
il bar, il ristorante, la chiesa, il barbiere adesso la biblioteca
se continuiamo riesciremo a mettere su la città virt...uosa
a meno che qualcuno pensi che, come allora, fatta la "città" bisogna fare i "cittadini"
comunque un titolo c'è l'ho
Perchè non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici) di Piergiorgio Odifreddi
rivolto a noi gallipolini come sarebbe?
Perchè non possiamo essere normali (e meno che mai civici)
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68ttino
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Spedito - 28/07/2008 : 16:34:02
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Condivido in pieno la proposta di Lupodimare...il libro di cui parla viene tra l'altro anche citato da Curzio Maltese nel suo ultimo libro "La questua,ovvero, quanto costa la Chiesa agli italiani". Lo consiglio vivamente a tutti.E' un libro di poche pagine ma molto efficace e soprattutto obiettivo,nel senso che non risparmia critiche nè a Prodi nè a Berlusconi in quanto ai loro rapporti con la Chiesa.Sconvolgente e mooolto irritante!!
Modificato da - 68ttino on 28/07/2008 16:35:20
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Spedito - 28/07/2008 : 19:38:55
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Benvenuto 68ttino. Buona l’idea della biblioteca virtuale e sono pienamente d’accordo con te nel ritenere la lettura (anche di “classici”) uno strumento indispensabile per capire la società in cui viviamo. Credo invece quanto meno eccessivo parlare di magistratura, stampa ed informazione “imbavagliate”. Se non ricordo male qualche mese fa un governo è caduto per l’indagine di una procura nei confronti del ministro della giustizia, qualche giorno dopo l’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti della di lui moglie, provvedimento di cui la stessa ha avuto notizia dalla tv…prima che le fosse notificato; se non continuo a ricordare male, in quel caso come in tantissimi altri, giornali e televisioni hanno dedicato ampio risalto alle trascrizioni delle intercettazioni telefoniche disposte da varie procure d’Italia, con buona pace del segreto istruttorio e della tutela della privacy di numerosi cittadini neppure indagati, principi sacrificati sull’altare della cd.libertà d’informazione…Quale “bavaglio” dunque? Questo è un Paese dove magistratura e mezzi di comunicazione possono dire e fare di tutto e di più in assoluta libertà: noto solo che talvolta perdono di vista il fine ultimo della propria azione preferendo, spesso in concorso tra di loro (per pregiudizio ideologico o antipatia personale, per interesse del proprio gruppo editoriale o di altri poteri forti), invadere la sfera politica ed influire pesantemente sul già precario sistema democratico del Paese. Ma forse la mia è una lettura distorta della realtà, anzi del libro tragicomico nel quale è racchiusa l’Italia di questi anni… Per restare in argomento segnalo due libri per questa biblioteca virtuale: “Storia della colona infame” di Alessandro Manzoni, che considero un “classico” del garantismo… e “Carte false” scritto una ventina di anni fa da Giampaolo Pansa (quando ancora non si avventurava nella pericolosa impresa di “riscrivere la storia”, come ha fatto recentemente), nel quale, da giornalista, fa un’analisi impietosa dei mezzi d’informazione. Mentre ai libri proposti da Lupodimare e 68ttino si potrebbe aggiungere “Libera Chiesa. Libero Stato?” di Sergio Romano, breve ma utile libro che tratteggia i rapporti tra lo Stato italiano e la chiesa cattolica, dal 20 settembre 1870 ai giorni nostri, tra laicità e religione.
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Spedito - 28/07/2008 : 19:49:08
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Benvenuto a 68ttino, anche a me piace l'idea della Biblioteca virtuale. Volevo perciò suggerire dei bei libri, uno che sto rileggendo per la seconda volta "Il campo del vasaio" di Andrea Camilleri; un altro che leggo per la prima volta, è l'ultima opera teatrale di Oscar Wilde "L'importanza di essere onesto". Infine in tema politico suggerisco una attenta lettura del libro "La Casta".
_____________________ .....in medio stat virtus.....
Modificato da - callipolis on 28/07/2008 19:54:18
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Spedito - 28/07/2008 : 23:07:54
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Bella iniziativa, complimenti a 68ttino e benvenuto. Anch'io ho letto di recente "La Casta" e sto leggendo ora "Se li conosci li eviti", per rimanere in tema. Praticamente sto facendo una scorpacciata di malefatte politico-amministrative. Sono i libri che sembra vendano di più oggi (chissà com'è...), quindi siamo sul commerciale, ma ve li consiglio caldamente, da questi politici non si finisce mai d'imparare...
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Spedito - 29/07/2008 : 06:30:26
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Caro jonium se ti stai appassionando a questo tipo di lettura ti consiglio di leggere "SPRECOPOLI" di Mario Cervi e Nicola Porro. L'ho letto tutto d'un fiato e subito dopo ho stracciato la tessera del mio partito.
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Spedito - 29/07/2008 : 10:05:26
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benvenuto 68ttino, bella l'idea di una biblioteca, mi piace e mi ci fiondo subito dentro! allora faccio la mia parte. Ho finito da poco di leggere "sostiene pereira" di antonio tabucchi e ve lo consiglio vivamente, si legge tutto d'un fiato. Poi, giusto per rimanere in tema con lupodimare, vi consiglio "il matematico impertinente" di piergiorgio oddifredi. "la casta" l'ho letto un paio di mesi fà e mi sono venuti i conati di vomito.......non per il libro, naturalmente! Mi piace ricordare "il nome della rosa" di umberto eco, magistrale il capitolo con la descrizione della biblioteca del convento! Come lettura più "leggera" invece vi consiglio "la storia dei templari" di malcom barber. Il libro è utile a chi si avvicina per la prima volta alla storia dei templari.....attenzione, però, se l'argomento vi dovesse iniziare ad intrigare siete perduti......non ne potrete più fare a meno! buona lettura
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Spedito - 29/07/2008 : 11:09:46
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Oddio Odifreddi. Il guru dell’ateismo. Paolo Martino professore di Linguistica Generale ha scritto: Oramai l'Odifreddi-pensiero circola vittorioso e salutare per tutto il pianeta: il blog è alla portata di tutti. Basta un rapido cabotaggio nella Rete per vedere che il mondo è diviso tra chi è pro (laici sensati) e chi è contro (integralisti insensati). Poi ci sono le case editrici che fiutano l'affare e fanno ressa per accaparrarselo. Dopo duemila anni di inganni e di violenze qualcuno doveva pur sobbarcarsi la fatica di processare la storia e sbugiardare la Chiesa. E chi poteva farlo se non Lui, Premio Peano della Mathesis? Finalmente Ratzinger ha il fatto suo. Ebraismo e Cristianesimo sono smascherati e distrutti, «Mosè, Cristo e il papa sono nudi» (dal risvolto di copertina). Bertrand Russel non fu che un precursore, un mosè, umbra di Colui che doveva venire: Piergiorgio Odifreddi. Avevamo bisogno di questa Rivelazione. Una Summa per il terzo millennio. Il nostro Professore di Tuttologia si avventura poi impavido nelle sabbie mobili dell'etimologia. Qualunque mortale ne rimarrebbe impantanato. Apprendiamo così che christos significa “unto”, laicismo viene da laikos ‘popolare’ (per cui «i comuni cittadini devono farsi carico della difesa della laicità»)...! Ignorante come sono, e subornato dai preti, ho sempre creduto che parole come laico riassumessero in maniera eccellente ciò che è avvenuto nella cultura occidentale in questi ultimi duemila anni: che laos ‘popolo’ non fosse il popolo dei No-Global, ma il popolo di Dio, cioè la Chiesa; giacché, se la lingua è il precipitato delle culture e dà forma al pensiero, la cultura e il pensiero dell'Europa hanno un DNA cristiano, come dire, sono “infettati” dal Vangelo. Poi, alla lunga cristianizzazione delle parole seguì la loro secolarizzazione, o risemantizzazione laicista, diciamo dall'Illuminismo in poi, fino a Odifreddi”. Io ho capito che i matematici per Odifreddi sono una elite umana, esseri superiori che hanno un rapporto privilegiato con la verità ultima e con gli scopi della nostra vita oltre la morte. E chi si dovesse domandare se la matematica ha dimostrato sperimentalmente che Dio non esiste non si aspetti la risposta. L’ha data il tuttologo Odifreddi. E noi Cretini di Cristiani… Comunque per stemperare la pesantezza di queste (per me) bestialità divertiamoci con questo colloquio tra lo stesso Odifreddi e Papa Razinger.
http://video.google.it/videoplay?docid=-1943044168703324859&q=rat
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Spedito - 30/07/2008 : 09:08:05
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Così oggi Pierluigi Battista commenta l’uscita del romanzo postumo di Oriana Fallaci:«Un cappello pieno di ciliege» Ovvero: la saga dei ribelli sconfitti “Ma i ribelli inesorabilmente perdono. Perdono tutti, annichiliti da naufragi e disillusioni, suicidi e rinunce. Vince la Storia dei farabutti e degli impostori. E tra le forze della Storia non se ne salva nessuna. Nessuna. Non Napoleone che predica libertà e porta devastazioni e tiranni. Non le forze organizzate della religione del comando, la Chiesa cattolica ma anche i calvinisti, i valdesi, persino i mormoni. Non i liberali del Risorgimento italiano, fatui, pavidi, trafficoni. Non i portabandiera delle ideologie, dapprima magniloquenti apostoli dello spirito insurrezionale e rivoluzionario, ma sempre con l'ansia di conquistare il potere per farne un uso criminale. Non il popolo degli opportunisti, dei voltagabbana, dei traditori che ne infesta il palcoscenico. Ma il romanzo della Fallaci è diverso dalla «Storia» con cui Elsa Morante narrava l'inferno dei povericristi divorati dai potenti della Storia. Anzi, non solo è diverso: ne è l'opposto, l'antitesi. Lì la docile rassegnazione. Qui la saga, l'epopea dei vinti che combattono senza tregua. Sono i figli di un mondo che comincia appunto nel Settecento e si dipana fino ai nostri giorni. Quello in cui si forgia l'idea che gli uomini non siano più prigionieri di un destino che distribuisce le parti una volta per tutte, senza possibilità di sfuggirvi. Gli arcavoli della Fallaci distruggono con le loro vite la cornice della stabilità e dell'immobilismo, le catene di un universo in cui è obbligatorio subire in silenzio, immiserirsi e sfiorire in un ruolo sociale sempre identico nel tempo, accettare i verdetti imperscrutabili che altri hanno decretato per te, non concepire altra vita che non sia l'obbedienza alle ingiunzioni trascritte negli editti fissati per sempre da una tradizione immutabile”.
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Spedito - 30/07/2008 : 10:01:10
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Titolo Follia Autore McGrath Patrick Una grande storia di amore e morte e della perversione dell'occhio clinico che la osserva. Dall'interno di un tetro manicomio criminale vittoriano uno psichiatra comincia a esporre il caso clinico più perturbante della sua carriera: la passione tra Stella Raphael, moglie di un altro psichiatra, e Edgar Stark, artista detenuto per uxoricidio. Alla fine del libro ci si troverà a decidere se la "follia" che percorre il libro è solo nell'amour fou vissuto dai protagonisti o anche nell'occhio clinico che ce lo racconta.
la versione in film (Asylum) Un film di David Mackenzie. Con Natasha Richardson, Ian McKellen, Marton Csokas, Hugh Bonneville. Genere Drammatico, colore 93 minuti. - Produzione Gran Bretagna, Irlanda 2005. - [Uscita nelle sale venerdì 15 giugno 2007]
_____________________ Dio ci ha dato due orecchie, ma soltanto una bocca, proprio per ascoltare il doppio e parlare la metà. epitteto
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Spedito - 30/07/2008 : 10:35:56
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oggi vi voglio parlare di un libro che mi è particolarmente piaciuto e che ho letto, relativamente, poco tempo fà. agli inizi di quest'anno ho scoperto Valerio Massimo Manfredi, il primo libro che lessi fu "L'ultima legione", la storia (romanzata) delle origini di Excalibur mi piacque talmente da indurmi ad acquistare altri libri dell'autore. E' inutile dire che mi son piaciuti tutti ma quello che mi è piaciuto di più è stato "L'armata perduta". Ricordo che man mano che andavo avanti con la lettura, la storia mi sembrava nota e nuova al tempo stesso. Fu alla fine del libro che capì di che si stava parlando. L'armata giunge finalmente in vista del mare e dalle labbra di ognuno di loro esce fuori un sussurro che, man mano, diventa un suono sempre più forte, una parola che viene ripetuta all'unisono: "mare, mare, mare" ...... subito mi sovvennero i ricordi scolastici, quel "thalatta, thalatta" ripetuto dal mio professore di greco mentre ci raccontava "l'anabasi" di senofonte...... vi riporto la trama ma vi esorto a leggerlo.....ne vale veramente la pena!
"401 a.C. Spossata da trent'anni di guerra tra Atene e Sparta, la Grecia è in ginocchio. Nel momento di più profonda crisi di quei valori che resero grande la civiltà ellenica, il comandante Clearco arruola un esercito di mercenari greci. Quale sia la vera missione di questo esercito che passerà alla storia come l'armata dei "Diecimila" non è chiaro. Si sa che dovrà addentrarsi profondamente in territori misteriosi e ostili, nel cuore stesso dell'impero persiano; si sa che è al soldo del principe Ciro, fratello del Gran Re Artaserse. La motivazione ufficiale, sgominare tribù ribelli, non convince nessuno. Alla spedizione, come di consueto, sono aggregate anche numerose donne. E allora Valerio Massimo Manfredi fa raccontare la grande epopea dell'"Anabasi" di Senofonte - resoconto dell'incredibile marcia di ritorno di quell'esercito dall'odierno Iraq attraverso l'Armenia fino al mar Nero - da una donna. E' Abira - una ragazza che abbandona il polveroso villaggio di Beth Qadà per seguire il guerriero a cavallo Xeno che un giorno le è apparso come un giovane dio, con una promessa d'amore, di avventura, di vita diversa nello sguardo - a narrare quell'eroica impresa di uomini, quella titanica sequela di battaglie campali, di agguati, di marce forzate per deserti roventi e gelide montagne, torrenti vorticosi e tundre innevate: e attraverso i suoi occhi innocenti ma avidi di conoscenza come quelli di ogni donna innamorata tutto acquista un'altra luce. L'irruenza, i complotti, la furia cieca degli uomini appaiono sempre, in queste pagine, come filtrati dalla ferma dolcezza, dalla infinita capacità di sacrificio delle donne. E così la fredda lucidità di Xeno, la disumana ferocia di Menon di Tessaglia, il realismo amaro di Sophos si mescolano all'amorosa dedizione di Abira, alle raffinate seduzioni di Melissa, alla muta capacità di sopportazione di Lystra. Sembra che gli esseri umani siano costruiti per superare ogni prova e qualsiasi avversità, ma non è davvero così. C'è un limite che non si può, non si deve oltrepassare. In battaglia come nei sentimenti. Il colpo di scena finale che scioglie questa grandiosa avventura ci dirà quale sia questo limite e quale fierezza alberghi nel petto di diecimila indomiti guerrieri o di una sola donna innamorata."
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Spedito - 30/07/2008 : 16:57:44
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E bravo 68ttino, che bella idea hai avuto!! Ci voleva proprio uno spazio che parlasse di libri, che sono oggetti in via di estinzione, bisogna proteggerli! Per te e per tutto il forum vorrei consigliare la mia ultima lettura "il buio oltre la siepe", di Harper Lee, un libro magnifico, dolce, struggente. E fa anche riflettere. Cosa volere di più??
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Spedito - 30/07/2008 : 17:04:39
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Citazione:
mbeh, prima che lo dica corsaronero...........
vorrei un
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Spedito - 01/08/2008 : 18:56:22
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Esatto!!
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Spedito - 01/08/2008 : 22:12:00
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vabbe' io ancora non ho imparato a leggere, e non parliamo di errori grammaticali o di ortografia che sono un maestro. la mia punteggiatura e' un rebus ma se parliamo di lucano sono un autorità
revolucionariamente saludo
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68ttino
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Spedito - 07/08/2008 : 16:21:31
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leggendo la discussione liaci-consigliere dimaggioranza nel forum, mi viene daconsigliare la lettura del famoso libro di george orwell -la fattoria degli animali-.. capita a puntino
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Spedito - 07/08/2008 : 17:47:44
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"La fattoria degli animali" è un classico che non dovrebbe mancare in nessuna biblioteca. Morale: l'egoismo umano prima o poi trionfa anche sul miglior concetto di governo che si possa concepire. Forse sarebbe opportuno cambiare spesso forma di governo così che non si possa avere il tempo di capire come approfittarne... ma è solo una soluzione di ripiego. In quello stesso libro si capisce come appena instaurato il sistema (o vogliamo dire il regime) chi ne è a capo già si sente "in diritto" di approfittarne. Mah, forse è inevitabile, a comandare non si può mai essere in troppi... La cosa veramente opportuna sarebbe il ricambio...
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Spedito - 16/08/2008 : 15:17:56
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l'accenno alle "Città Invisibili", nella vignetta di dinomagno su sindaco e assessore alla cultura, mi ha "solleticato" e sono andato a risfogliare il libro di Calvino. Proprio come succede spesso, quando per un caso fortuito trovi ciò che cerchi, ho "spaccato" sul seguente passo:
Citazione:Berenice
Anziché dirti di Berenice, città ingiusta, che incorona con triglifi abachi metope gli ingranaggi dei suoi macchinari tritacarne (gli addetti al servizio di lucidatura quando alzano il mento sopra le balaustre e contemplano gli altri, le scalee, i pronai si sentono ancora più prigionieri e bassi di statura), dovrei parlarti della Berenice nascosta, la città dei giusti, armeggianti con materiali di fortuna nell'ombra di retrobotteghe e sottoscale, allacciando una rete di fili e tubi e carrucole e stantuffi e contrappesi che s'infiltra come una pianta rampicante tra le grandi ruote dentate (quando queste s'incepperanno, un ticchettio sommesso avvertirà che un nuovo esatto meccanismo governa la città); anziché rappresentarti le vasche profumate delle terme sdraiati sul cui bordo gli ingiusti di Berenice intessono con rotonda eloquenza i loro intrighi e osservano con occhio proprietario le rotonde carni delle odalische che si bagnano, dovrei dirti come i giusti, sempre guardinghi per sottrarsi alle spiate dei sicofanti e alle retate dei giannizzeri, si riconoscano dal modo di parlare, specialmente dalla pronuncia delle virgole e delle parentesi; dai costumi che serbano austeri e innocenti eludendo gli stati d'animo complicati e ombrosi; dalla cucina sobria ma saporita, che rievoca un'antica età dell'oro: minestrone di riso e sedano, fave bollite, fiori di zucchino fritti. Da questi dati è possibile dedurre un'immagine della Berenice futura, che ti avvicinerà alla conoscenza del vero più d'ogni notizia sulla città quale oggi si mostra. Sempre che tu tenga conto di ciò che sto per dirti: nel seme della città dei giusti sta nascosta a sua volta una semenza maligna; la certezza e l'orgoglio d'essere nel giusto - e d'esserlo più di tanti altri che si dicono giusti più del giusto - fermentano in rancori rivalità ripicchi, e il naturale desiderio di rivalsa sugli ingiusti si tinge della smania d'essere al loro posto a far lo stesso di loro. Un'altra città ingiusta, pur sempre diversa dalla prima, sta dunque scavando il suo spazio dentro il doppio involucro delle Berenici ingiusta e giusta. Detto questo, se non voglio che il tuo sguardo colga un'immagine deformata, devo attrarre la tua attenzione su una qualità intrinseca di questa città ingiusta che germoglia in segreto nella segreta città giusta: ed è il possibile risveglio - come un concitato aprirsi di finestre - d'un latente amore per il giusto, non ancora sottoposto a regole, capace di ricomporre una città più giusta ancora di quanto non fosse prima di diventare recipiente dell'ingiustizia. Ma se si scruta ancora nell'interno di questo nuovo germe del giusto vi si scopre una macchiolina che si dilata come la crescente inclinazione a imporre ciò che è giusto attraverso ciò che è ingiusto, e forse è il germe d'un'immensa metropoli... Dal mio discorso avrai tratto la conclusione che la vera Berenice è una successione nel tempo di città diverse, alternativamente giuste e ingiuste. Ma la cosa di cui volevo avvertirti è un'altra: che tutte le Berenici future sono già presenti in questo istante, avvolte l'una dentro l'altra, strette pigiate indistricabili.
da: Le Città Invisibili di Italo Calvino |
...quando si dicono le coincindenze......
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Spedito - 16/08/2008 : 16:44:38
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“Le città invisibili” lo lessi forse nel lontano 1973 e tu mi hai risvegliato la voglia di rileggerlo e di scorrere le città con quei nomi di donne dai mitici archetipi. Calvino narra in questo romanzo di spazi mentali e non di spazi geografici. Il Kan e Marco Polo rappresentano le categorie contrapposte della mente umana. Categorie logiche fondate sull’alternativa binaria, le stesse impiegate nei calcolatori elettronici. Calvino vuole così estremizzare l’attitudine razionale della mente umana di fronte all’infinità del reale. L’itinerario letterario perciò si sdoppia tra reale e irreale fino a reciprocamente specchiarsi verso miserie e desolazioni sempre più grandi. Per comprendere la complessa natura di quest’opera occorre fare riferimento all’interesse che Calvino ebbe durante il suo soggiorno parigino per gli scrittori sperimentali che diedero vita allo “strutturalismo” che tendeva a ridurre la complessità della contemporaneità e degli eventi fisici a figure ed emblemi sganciando la scrittura da ogni rapporto con la realtà. Ho ripreso il romanzo e l’ho poggiato sul mio comodino. Forse nell’illusione di poter evadere anch’io dalla realtà. Chissà… Con Le città invisibili ho ritrovato anche "Il sentiero dei nidi di ragno", il primo romanzo di Calvino pubblicato nel 1947 e che anticipa per la sua dimensione fiabesca successivi lavori. Il romanzo è dedicato a Kim, il capo dei partigiani che crede in quello che fa ma che prima della battaglia sente il bisogno di riflettere sulle profonde motivazioni che animavano partigiani e repubblichini. Ha bisogno di certezze e per questo ricorre a domande radicali. Ho riletto con piacere il capitolo "Kim e il riscatto umano" in cui tra l’altro Calvino scrive: “Storie, storie. Gli uomini combattono tutti, c’è lo stesso furore in loro, cioè non lo stesso, ognuno ha il suo furore, ma ora combattono tutti insieme, tutti ugualmente, uniti. Poi c’è il Dritto, c’è Pelle…. Tu non capisci quanto loro costi… Ebbene anche loro, lo stesso furore… Basta un nulla per salvarli o per perderli… Questo è il lavoro politico… Dare loro un senso… Questo non è un esercito, vedi da dir loro: questo è il dovere. Non puoi parlar di dovere qui, non puoi parlare di ideali: patria, libertà, comunismo. Non ne vogliono sentir parlare di ideali, gli ideali son buoni tutti ad averli, anche dall’altra parte ne hanno di ideali. …Non hanno bisogno di miti, di evviva da gridare. Qui si combatte e si muore così, senza gridare evviva. … Vedi, a quest’ora i distaccamenti cominciano a salire verso le postazioni, in silenzio. Domani ci saranno dei morti, dei feriti. Loro lo sanno. Cosa li spinge a questa vita, cosa li spinge a combattere, dimmi?”.
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Spedito - 11/09/2008 : 11:33:15
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Ora risaliamo il fiume" disse Granger. "E ficcati bene in capo una cosa: tu non sei importante. Tu non sei nulla. Un giorno il fardello che ognuno di noi deve portare può riuscire utile a qualcuno. Ma anche quando avevamo libri a nostra disposizione, molto tempo fa, non abbiamo saputo trarre profitto da ciò che essi ci davano. Abbiamo continuato come se niente fosse ad insultare i morti. Abbiamo continuato a sputare sulle tombe di tutti i poveri morti prima di noi. Conosceremo una grande quantità di persone sole e dolenti, nei prossimi giorni, nei mesi e negli anni a venire. E quando ti domanderanno che cosa stiamo facendo, tu potrai rispondere loro: Ricordiamo. Ecco dove alla lunga avremo vinto noi. E verrà il giorno in cui saremo in grado di ricordare una tale quantità di cose che potremo costruire la più grande scavatrice meccanica della storia e scavare, in tal modo, la più grande fossa di tutti i tempi, nella quale sotterrare la guerra. Vieni, ora. Per prima cosa provvederemo alla costruzione di una fabbrica di specchi, perché dovremo produrre soltanto specchi per almeno un anno, tutti specchi, dove ci converrà guardare, lungamente."
E’ uno dei brani più significativi del romanzo “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury, che ho appena finito di leggere. E’ considerato un classico della fantascienza. In realtà tratta una serie di problematiche quali i rapporti tra potere e cultura, mezzi di informazione e società, oblio e memoria. Il protagonista lavora nel corpo dei vigili del fuoco: il compito non è però quello di spegnere gli incendi, ma di appiccare il fuoco ai libri che qualche cittadino possiede in casa violando la legge (da qui il titolo del romanzo Fahrenheit 451, che rappresenta la temperatura alla quale brucia la carta). Lo stato autoritario, in un futuro ipertecnologico nel quale è ambientato il romanzo, vieta infatti a chiunque la lettura dei libri e la loro semplice detenzione, in quanto strumenti di diffusione del libero pensiero, della storia, del ricordo, e quindi di cultura e progresso della società: un pericolo per l’autorità dello stato che, attraverso il controllo dei mezzi di informazione, riesce ad influenzare il popolo con un appiattimento culturale indispensabile all’esercizio del potere. Il risultato è una società costantemente sotto controllo e soggiogata al modo di vivere, pensare, lavorare imposto dal potere tramite i mezzi di informazione: totale omologazione ed impossibilità di ricordare, di criticare, di scegliere, di avere idee, in sintesi mancanza di libertà. L’aspetto che più mi ha colpito è quello della relazione tra memoria e oblio, sintetizzata nel brano sopra riportato: offre spunti di riflessione sulla necessità di ricordare il passato, resistendo alla tentazione di rileggere o riscrivere la storia a proprio piacimento, per fare tesoro di quanto di buono le precedenti generazioni hanno fatto e non ripetere i gravissimi errori compiuti nel passato, lontano o vicino che sia. Libro consigliato a chi al piacere per la lettura associa quello per la riflessione.
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Spedito - 11/09/2008 : 13:09:38
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“Fahrenheit 451”.....ricordo di aver visto il film di Truffaut del 1966 che ero ancora ragazzino. Mi sconvolse la vista dei roghi di libri, ricordo la scena di quando Montag incontra la comunità nascosta che tramanda il sapere imparando a memoria libri interi e ogni persona finisce per essere chiamata con il titolo del libro che ha imparato. Da grande, poi, ho letto il libro e mi è piaciuto tanto nonostante fosse inquietante pensare ad un futuro così, per farmi più male, allora, lessi anche "1984" e "La fattoria degli animali" di George Orwell......... Di Ray Bradbury consiglio di leggere anche il visionario "Cronache Marziane", che considero una pietra miliare della letteratura di fantascienza anche se in realtà l'autore, in questo libro, esprime tutta la sua indifferenza e, a tratti, la sua contrarietà nei confronti della scienza e si augura che l'umanità torni ad un rapporto un po' più diretto con la natura.
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purità
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Spedito - 11/09/2008 : 16:07:25
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ciao Brenno, ho letto anch'io i due libri di Orwell da te citati libri che fanno molto riflettere. Buona serata
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Spedito - 11/09/2008 : 16:15:04
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ben trovata Purità. Si, fanno veramente riflettere, specie la fattoria degli animali, il potere alla fine ubriaca e rende anche il migliore un animale!
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Spedito - 11/09/2008 : 16:16:34
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Citazione:ben trovata Purità. Si, fanno veramente riflettere, specie la fattoria degli animali, il potere alla fine ubriaca e rende anche il migliore un animale!
Originariamente inviato da brenno - 11/09/2008 : 18:15:04
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.... sinti na serpe velenosa!
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Spedito - 11/09/2008 : 16:20:33
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Citazione: .... sinti na serpe velenosa!
Originariamente inviato da kashiwara - 11/09/2008 : 18:16:34
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aho! ma ci bboi? u libru cunta te quistu, ci aggiu fare? ppè na fjata ca nu l'abbia cu ciujeddhi!!!
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Spedito - 02/11/2008 : 13:27:08
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Mi sembra del tutto naturale che, in questo giorno dedicato ai morti, io rivolga il pensiero al carme foscoliano “Dei sepolcri”, di cui ricorre il 102° anniversario dalla sua composizione. Un carme di 295 endecasillabi sciolti, dedicato all’amico Pindemonte, la cui genesi è intimamente legata al grande dibattito internazionale intorno alla questione delle sepolture, regolamentate dal famoso editto napoleonico di Saint Cloud del 1804. Un tempo si seppelliva nelle chiese e l’editto napoleonico obbligava alla creazione dei Cimiteri come luoghi sanitari di tumulazione e, quindi, determinando culturalmente la indistinzione tra personaggi comuni e celebrità. Una legislazione estremistica e ideologicamente vincolata ai concetti egalitari della rivoluzione francese che, purtroppo, non teneva in alcun conto l’aspetto umano degli affetti e dei valori, riconosciuti nelle azioni e nelle vite degli uomini illustri. Nei sepolcri Foscolo, forse, trasfuse il risultato dei suoi colloqui con Pindemonte e, pur condividendo molti aspetti pratici che ne avevano stimolato l’emanazione dell’editto di Saint Cloud, ne contestava gli effetti di ricaduta sui valori del passato, riconoscibili nei defunti. Per ragioni politico-ideologiche, il Foscolo ebbe grande simpatia per la cultura rivoluzionaria, ma cercò di contrastarne gli effetti estremizzanti, di livellazione concettuale delle spoglie mortali ed in conseguenza dell’annullamento dei valori insiti nella memoria dei defunti. Voll,e perci,ò attraverso una struttura argomentativi e dimostrativa, salvare la grande tradizione dell’Italia moderna, sul retaggio del mito classico e dei poemi omerici, come occasione per deridere la debolezza culturale del suo presente e la scarsa valorizzazione degli esempi civili dei grandi uomini, di cui le tombe rappresentano la memoria del loro pensiero e del loro agire in favore della dimensione sociale dell’uomo. E’ forte, nel suo carme, il rapporto tra significato privato e valenza pubblica dei riti della morte giacchè essi trasmettono il senso degli affetti umani e tramandano ai virtuosi l’esempio civile dei grandi uomini stimolandoli a vivere la propria vità al servizio della comunità. Il carme Dei sepolcri di Foscolo è, quindi, un elemento della nostra riflessione odierna, nel giorno in cui tutti ci apprestiamo ad onorare la memoria dei nostri cari. Una riflessione che deve coinvolgerci anche nel ruolo che noi superstiti abbiano nella società. Non so quanti di noi quest’oggi abbiano sentito la voglia di vagare nei lunghi viali del cimitero alla riscoperta di volti e di nomi che tanto a Gallipoli hanno dato per esempio civile ma anche religioso, di eroismo e di dovere nei confronti dello Stato, di cultura e di scienza, di coraggio e di impegno civile. E i ceri che ho acceso sulle tombe dei miei cari, degli amici fraterni che mi hanno preceduto, degli eroi della prima e della seconda guerra mondiale, rappresentano per me quella favlla di fede e di speranza capace di riunire nella tradizione e nella concordia della nostra terra le virtù dei liberi e dei forti, di quegli uomini che al pari di Emanuele Barba e di Bonaventura Mozzarella, seppero indicare alla nostra gente l’impeto dell’ orgoglio cittadino, della ragione e della fede incrollabile nei principi di libertà e dignità personale, fino al sacrificio, quale dovere nei confronti della famiglia e della collettività.
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Spedito - 03/11/2008 : 09:17:07
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Il bavaglio di Peter Gomez, Marco Lillo e Marco Tarvaglio (Ed. Chiarelettere). Vi sugerisco di leggerlo se volete farvi venire davvero il mal di stomaco. E sfido chiunque a confutare quanto sostengono gli autori.
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Spedito - 03/02/2009 : 14:12:11
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Spedito - 17/02/2009 : 17:54:39
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Ricorre oggi il 409° anniversario della morte di Giordano Bruno, perseguitato, processato e poi condannato al rogo dal tribunale dell’Inquisizione per aver espresso le proprie idee, e per questo divenuto emblema del libero pensiero. Riporto di seguito un breve componimento tratto dalla “Cabala del cavallo Pegaseo” nel quale “l’eretico” polemizza ironicamente contro l’ignoranza indotta dal dogmatismo. Nonostante siano trascorsi quattro secoli mi sembra un tema attuale, visto che ancora oggi è estremamente difficile sconfiggere l’ignoranza, che molto spesso rappresenta, insieme all’arroganza, il requisito essenziale per esercitare il potere, a qualsiasi livello, con i ben noti disastrosi risultati. SONETTO IN LODE DE L'ASINO.
O sant'asinità, sant'ignoranza, Santa stolticia e pia divozione, Qual sola puoi far l'anime sì buone, Ch'uman ingegno e studio non l'avanza; Non gionge faticosa vigilanza D'arte qualunque sia, o 'nvenzione, Né de sofossi contemplazione Al ciel dove t'edifichi la stanza. Che vi val, curiosi, il studiare, Voler saper quel che fa la natura, Se gli astri son pur terra, fuoco e mare? La santa asinità di ciò non cura; Ma con man gionte e 'n ginocchion vuol stare, Aspettando da Dio la sua ventura. Nessuna cosa dura, Eccetto il frutto de l'eterna requie, La qual ne done Dio dopo l'essequie.
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