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venerdì 19 marzo 2010

FAUSTO ROSSI LIVE ALL'ENDORFINA DI MONTESANO
VENERDI' 19 MARZO FAUSTO ROSSI in concerto ENDORFINA MONTESANO SALENTINO(LE) INFO 3403386316
Il grande Fausto Rossi in concerto all’endorfina di MONTESANO SALENTINO. Difficile sintetizzare cio chè artisticamente Fausto ROSSI rappresenta. DIeci album in trent’anni(il primo nel 78 SUICIDI,l’ultimo 2009 becoming visible). Ha centellinato così la sua musica, non per ragioni di marketing, ma seguendo un principio tanto lineare quanto raro: pubblicare nuove canzoni quando l’urgenza di farle conoscere diventava pressante. Ha anche cambiato nome, nel frattempo: da Faust’o, suggestivo ammiccamento a un patto col diavolo in linea con le tendenze post-punk e new wave del periodo, al suo vero nome Fausto Rossi, quando il vero patto con le ‘diaboliche’ etichette discografiche si è disgregato per lasciare spazio alla sola, nuda, umanità. Fausto Rossi è tornato, a poco più di trent’anni dal suo primo e già sconvolgente Lp Suicidio, che lo accreditò immediatamente tra i migliori giovani talenti della musica italiana, e a ben dodici anni dal suo ultimo album Exit, dal tono profetico delle grandi maledizioni per un’umanità perduta, dipinte con i colori neri di un dolore profondo. In mezzo, l’elettronica che interpreta un mondo in mutazione ma soprattutto lo smarrimento dell’individuo, con canzoni di struggente bellezza o invereconda causticità, e perfino con album solo strumentali o in inglese, sempre alla ricerca del punto di congiunzione tra suono, senso, poesia e sentimento di alienazione. E ancora, la computer music capace di accompagnare una poesia intimista e rarefatta in Cambiano le cose, e il pop-rock alternativo di L’erba, spietata confessione personale, ma anche j’accuse al mondo sostenuto da un’ispirazione debitrice della beat generation. Fausto è fatto così. Lunghi silenzi in un apparente stallo, vissuti in sofferti viaggi interiori da cui riemerge dando voce al suo sguardo sensibile di poeta di un altro mondo: non più Faust, ma semmai Everyman, misura dell’uomo che guardandosi dentro proclama la sua sete di vita, e guardandosi intorno rivela agli altri le anomalie di un sistema di potere incancrenito, imposto dall’ipocrisia della politica, dalle sirene dell’informazione manipolata, dalla strategia oppressiva delle religioni, dai paradisi artificiali che pure ha attraversato con sofferenza. Il nuovo album si intitola Becoming visible, ed è l’ennesimo spiazzamento che impone ai suoi ascoltatori più fedeli, peraltro già abituati a non considerarlo una “bestia da stile”, secondo una felice espressione di Pasolini, ma a seguirlo attentamente (anche in concerti e reading) nella sua continua esplorazione di un mondo musicale e poetico, che ha il coraggio di abbandonare il sound “giusto” e riconoscibile per affrontare ogni volta un orizzonte da ridisegnare, vero trasgressore contro i finti trasgressivi di cui è popolata la musica pop. A costo di perdere consensi, di rimanere per anni lontano da studi di registrazione e palcoscenici (nell’80 durante una grande manifestazione pop protestò contro il playback limitandosi a mangiare una mela durante la sua canzone: da lì non solo la censura televisiva, ma anche l’ostracismo dell’industria musicale), di non avere manager o staff, di rinunciare ai meccanismi consolidati dello showbiz e rimettere sempre tutto in gioco, fedele a un individualismo strenuo che è misura di un mondo interiore e di uno sguardo sull’esterno che, proprio grazie a questo, è completamente libero; anarchico nel rifiuto dei meccanismi di potere e di mercato dell‘industria musicale, non soltanto nei testi delle canzoni che pure staffilano sprezzanti il potere e i suoi servi, proclamando magari, sulla scorta di Allen Ginsberg, che tutto è santo, alla ricerca di una laica “santità“ universale e umanista.

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